Al mio mattino

Written By: bruno - Mar• 22•20

Vuoti suonano i passi là, vicino al mare, e soffici le foglie mi fanno morbido l’incedere verso il nulla che pavento. O verso i tramonti di rosa bagnata che inondarono i miei occhi alla ricerca di un mistero svelato, quello che unisce corpi e anime per affondare nel nulla che li attende. Un torvo buio ove tutto è perduto, anche le stelle, nulla pulsa, tutto è rotolato come palle di sterpi in campagna sotto il vento furibondo. Furibondo il tempo ci cancella, le nostre lievi speranze e i respiri con cui venimmo al mondo. Furibondo il sole secca l’aria a dire del tempo andato sotto le due lance. La pietà è nel canto nuovo degli uccelli, sonori come il mare nell’ora della sera. E il tramonto di miele rosa ancora bacia i miei tormenti per farne nuovi fiori al mio mattino.

Francesca Pierucci



Giusto!

Written By: bruno - Mar• 21•20

Ma l’Italia,l’Italia,questo stivale che galleggia,traccheggia sul mare di tutti, non è fatto solo (fortunatamente) di città colate,formate dentro il cemento,di vie chiuse di sobborghi e periferie strette e miserabili.Questa Italia (fortunatamente) ha ancora alberi e pianure e ruscelli scorrenti tronchi spogli e in fiore,ancora pinete boschi lungo fiumi animati da uccelli che volano ancora ,ancora volano, di ramo in ramo di cima in cima per perdersi poi lungo gli aquitrini adorni di gemme e polloni.Roma,una delle città più tossiche d’Italia proclama:” correte lungo le vostre case,dentro i vostri malfamati cortili,attorno le vostre case,dentro le vostre case”.Ma,ma non tutti hanno la fortuna di abitare in quelle case nè in quei cortili,vi sono anche degli sventurati che abitano in luoghi deserti,pieni di inutili foreste e di verde e di solitudini lumeggiate dal sole.Luoghi dove si può sentire l’acqua che scende maestosa verso un orizzonte che non conosce foce.Allora,allora anche a questi tristi abitatori di solitudini,a questi sventurati vorrete togliere l’orrore di ascoltare il canto,il pigolio,il grido in cielo di qualche alato abitatore dell’azzurro?Anche a questi vieterete,impedirete di pestare l’inutile tenera verde erba di primavera?Giusto,mi pare giusto che tutti in modo conforme e cameratesco si uniformino alle vostre splendite periferie ,cortili o città colme di uno stupore d’acciaio e cemento,di sporcizia e storica indifferenza ,dove il cinismo,uno splendido ironico cinismo ha posto le sue radici e la sua ragione d’essere in mezzo alle rovine;giusto.

Là,vicino al mare.

Written By: bruno - Mar• 20•20

Vuoti suonano i passi là, vicino al mare, e soffici le foglie mi fanno morbido l’incedere verso il nulla che pavento. O verso i tramonti di rosa bagnata che inondarono i miei occhi alla ricerca di un mistero svelato, quello che unisce corpi e anime per affondare nel nulla che li attende. Un torvo buio ove tutto è perduto, anche le stelle, nulla pulsa, tutto è rotolato come palle di sterpi in campagna sotto il vento furibondo. Furibondo il tempo ci cancella, le nostre lievi speranze e i respiri con cui venimmo al mondo. Furibondo il sole secca l’aria a dire del tempo andato sotto le due lance. La pietà è nel canto nuovo degli uccelli, sonori come il mare nell’ora della sera. E il tramonto di miele rosa ancora bacia i miei tormenti per farne nuovi fiori al mio mattino.

Francesca Pierucci

Televisione ammuffita.

Written By: bruno - Mar• 20•20

La televisione ,la televisione di cui siamo sudditi più che abbonati ci ha promesso non so quali mirabolanti nuovi e più ricchi programmi in vista del domicilio coatto di questi giorni.Bene,di questi programmi non se ne vede nemmeno l’ombra e,per uno che come me guarda mamma TV la sera prima e per addomentarsi rischia di perdere anche il sonno.Di solito la “mia” tv si ritaglia ampi spazi su Focus e Rai Storia,ma li,anche li è una vera tragedia,una specie di tormentone dove la ripetizione dei programmi diventa un vero e proprio supplizio,un girar e un rigirar ed un spegnere per riaccendere più tardi,più tardi,quando più tardi trasmettono la stessa cosa del presto.Per la TV non c’è presto o tardi che tenga,nè nuovo nè vecchio, ma ,la tv,la tv non è forse figlia della politica che promette,promette,ma non mantiene e non siamo noi forse costretti,come per la tevisione ,all’obbligo di versare in nostro “abbonamento” alle loro sbracate imprese parlamentari?

Sicilia & coronavirus.

Written By: bruno - Mar• 19•20

Uno esce di casa, si mette le scarpette da running e da solo va a fare una sana corsetta. Il fisico trova giovamento e la mente è libera.

Quando vede qualcuno da lontano, modifica il percorso per non incrociarlo e mantenersi anche oltre la distanza di sicurezza.

Il tempo è bello, il sole tiepido è l’aria fresca. Tutto è perfetto.

Poi quella buchetta, coperta dall’erba, il piede destro la centra, la caviglia cede, si piega, troppo, fa “crack”. Gonfia subito, il dolore non si descrive. Rientra in casa a fatica, toglie le scarpe e il calzino. La caviglia oltre al gonfiore ha preso un brutto colore.

Che fare? Il dolore a freddo aumenta. Si sente una merda ma non può fare a meno di chiamare il 118 e, nonostante il momento difficile, di li a poco arriva l’ambulanza. I volontari, chiusi nelle loro tute ermetiche, parlano poco dietro le mascherine, lo fanno salire.

Lui si sente una merda, loro non fanno nulla per farlo sentire diversamente.

Al Pronto Soccorso fanno tutto quello che si deve fare, radiografie e tutti i controlli sanitari dettati dall’emergenza.

Mentre aspetta si sente una merda, e nessuno fa nulla per farlo sentire diversamente, anzi, a volte anche solo gli sguardi contribuiscono. Arrivano i risultati della radiografia e non ci sono sorprese, come aveva predetto il medico, c’è una frattura.

Mentre gli fanno il gesso si sente una merda, e nessuno fa nulla per farlo sentire diverso, anzi l’infermiere che gli tiene il piede dritto che in quel modo gli fa un male cane, sembra ne goda.

Poi arrivano i risultati sanitari e qui c’è la sorpresa: PAZIENTE POSITIVO AL CORONAVIRUS COVID 19 IN CONDIZIONI ASINTOMATICHE.

Gli cade il mondo addosso insieme a una montagna di merda.

Allarme rosso: il reparto del Pronto Soccorso viene totalmente isolato e reso inagibile mentre tutto il personale medico e paramedico insieme a tutti i degenti vengono messi in quarantena.

Il caos è totale e la situazione è drammatica.

Teresa Campagna

Quando tutto tace.

Written By: bruno - Mar• 19•20

Non per essere pedante,ma, di questi migranti che pare arrivino ancora alle nostre sponde dalle chiuse frontiere è lecito parlare?Tutto tace,tace,nell’Italia sotto la minaccia governativa di fare il coprifuoco antivirus c’è chi arriva?Arriva e si ammucchia come uno sbandato gregge in fatiscenti edifici circondati da una nazione di gente senza casa,gente che vaga,gira ,cammina nell’assoluta indifferenza di tutti, dove, anche gli scappati dai centri di raccolta non possono nemmeno più chiedere l’elemosina per le strade regolate dal pugno di “ferro” di un governo ridotto a fureria infemieristica come si può vedere in una qualsiasi scalcinata caserma ,qualcuno può dire,dirci come stanno le cose?

La “chiesa” dei balconi.

Written By: bruno - Mar• 18•20

Le società cambiano,cambiano ma più che cambiare trovano modi diversi,alcuni direbbero nuovi di manifestare la loro vicinanza,la loro identità,la loro speranza facendosi forza in e, nel gruppo,gruppi che hanno sempre degli organizzatori dei “capi” che lanciano e dirigono le loro proposte.Un tempo si sarebbe andati tutti in chiesa,in chiesa a pregare,messe,suffragi,penitenze,dal pulpito si sarebbe ammannito al popolo le vie e le direttive verso la salute,anche dell’anima.Oggi tutti sul balcone,basta chiese,oggi ,tutti sul balcone a cantare,cantare a squarcia gola per impetrare un Dio che non c’è più e che ha chiuso,a tempo indeterminato i suoi templi.Non è possibile fare a meno,anche oggi ,di inventarsi o tirare fuori dal cassetto,l’antico uso dei primitivi di gridare qualche cosa verso il “cielo” per sentirsi più uni e forti.Chiusa una chiesa si apre un balcone,il balcone di casa ,in comunione con tutti i balconi che vogliono condividere il nostro sentirsi meno soli,meno soli e più forti contro il virus come una volta si faceva in chiesa.La qualità di Dio o di un dio non cambia,quelli dei balconi sono quelli che vanno in chiesa o quelli che vorrebbero un “chiesa” a loro immagine e somiglianza,cosa che è possibile oggi,oggi,al tempo dei balconi visto che Repubblica ,Repubblica pubblica in prima pagina un intervento di Papa Francesco che loda i consigli di Fazio,

Italia esterofila ringrazia.

Written By: bruno - Mar• 17•20

L’Italia esterofila si compiace di quello che fa il “mondo” ,il mondo,che fa come lei.Lei, la derisa,l’Italia si consola e si sente in prima fila, dopo la Cina,occorre dire che non c’è nulla da vantarsi perchè quando una disgrazia ti capita fra capo e collo il mal comune mezzo gaudio lascia il tempo che trova.Comunque l’italia canta sui balconi e si riempie di debiti sventolando la sua bandiera.Come finirà?Non ci vuole Mandrake per capire che,quando finirà sarà tutto come prima,gireranno mascherine antivirus in abbondanza,le si troveranno perfino in drogheria se non nei bidoni della spazzatura e,i prestatori di denaro saranno puntuali alla porta,alla porta d’Italia con il bussolotto in mano e l’ufficiale giudiziario per il sequestro di legge.

Cielo azzurro.

Written By: bruno - Mar• 16•20

Ci sone belle giornate,proprio belle giornate come questa, in cui uccelli volano e l’azzurro del cielo è azzurro come nei libri che lo descrivono azzurro.E,come nei libri e nelle poesie le gemme mostrano il loro primo timido fiore,il loro immutato fiorire sotto un cielo azzurro come i bambini dipingono sui loro fogli bianchi e fanno ,con il sole giallo appeso proprio in mezzo al cielo.Le stagioni incedono, fanno il loro corso,non conoscono paure nè restrizioni,non conoscono il morbo degli uomini con il loro macabro fantasma e la paura di sparire,finire,finire per sempre,anche se,se non è oggi è domani o doman l’altro,è solo questione di un prima o poi per andarsene.Intanto,per ora,per oggi, godiamoci ,godiamoci tutto questo cielo,questo cielo azzurro,con il suo giallo sole giallo,giallo, come quello che colora anche un bambino,o potrebbe,potrebbe ,un bambino annotare sul suo bianco foglio tutto da cominciare,riempire ,giorno dopo giorno,come i suoi giorni che verranno.

Le perle nere di Kella

Written By: bruno - Mar• 15•20

Daniel Camargo Barbosa nato nel 1936 in un villaggio delle Ande, diventerà una bestia, un mostro, uno dei peggiori serial killer della Colombia. Daniel perde la madre alla nascita. Il padre, un uomo rozzo e violento, si risposa con una donna che non sarà in grado di rimanere incinta. La matrigna, con evidenti problemi psicologici, desiderava tanto avere una figlia e, vista l’impossibilità, decide di vestire Daniel come una femminuccia e di trattarlo come tale. In Daniel inizia a svilupparsi quel risentimento nei confronti delle donne e in particolare delle bambine, ed ha una ossessione: quella di deflorare una vergine. Daniel per ben cinque volte riesce a circuire delle ragazzine e a portarle nell’appartamento di Camargo, dove le droga e le violenta indisturbato. È il 1964. La quinta vittima stuprata è appena una bambina, ma è determinata. Va dalla polizia e denuncia l’accaduto. Daniel viene arrestato e per il futuro serial killer si aprono le porte del carcere, dove sconterà una condanna a otto anni Il 2 maggio 1974 vede una bambina di nove anni che attira la sua attenzione. Con un raggiro si apparta con lei. La violenta, le ruba la verginità e la strangola per non lasciare testimoni. Il giorno dopo e viene fermato dalla polizia, che lo accusa del crimine. Al processo, non c’è pietà per un criminale recidivo ed il giudice, visti i precedenti, condanna Camargo a venticinque anni. Qui succede qualcosa di epico: Daniel sarà l’unico prigioniero a fuggire da una delle prigioni più terribili. Il penitenziario di Gorgona. Per lungo tempo studia le correnti marine, le abitudini e gli orari delle guardie, fa tesoro dei racconti degli altri prigionieri che hanno tentato la fuga. Il 24 settembre 1984 Camargo scappa. Nessuno è mai riuscito nell’impresa e le autorità della Gorgona lo danno per morto, mentre i giornali riportano la trucida fine dello stupratore divorato dagli squali. Sembra finita, invece l’incubo è appena iniziato. Camargo è vivo e si trova in Ecuador. La sua presunta morte e l’aspetto consumato e provato dalle avversità della vita, lo rendono insospettabile agli occhi di chiunque. Ma Daniel, ossessionato dalla purezza e dalla verginità, ucciderà 71 bambine. Il modus operandi è tanto semplice quanto efficace: si presenta, Bibbia alla mano, alle giovani ragazzine chiedendo loro di mostrargli dove si trova la Chiesa evangelica. Ottenute le indicazioni, al momento propizio, le minaccia con un coltello, le trascina negli arbusti e le violenta. Poi le strangola. Mentre lo fa, si eccita nel vedere il volto angelico delle piccole che si spegne, il loro pianto, le implorazioni e il pensiero di avere tra le dita il loro destino. Smembra i corpi a colpi di machete, si orina sulle mani per pulirsi dal sangue e si cambia camicia. L’incubo finisce solo nel 1986 a Quito. Daniel ha appena ucciso una piccola di 10 anni. La polizia lo trova a vagabondare per la strada in stato confusionale e decide di fermarlo per un controllo di routine. Nella borsa troveranno i vestiti della piccola sporchi di sangue e Daniel verrà arrestato. Il giudice lo condanna a 16 anni di carcere, come prevista massima pena dello stato della Colombia Il 13 novembre del 1994 la sua cella è aperta ed entra Luis Masache Narvaez, un giovane 29enne fratello di una vittima. Prende Daniel per i capelli, lo costringe a inginocchiarsi e lo pugnala 8 volte. Infine, beve il suo sangue convinto che serva per liberarsi dallo spirito di Daniel che lo perseguita.

Kella Tribi.