Le perle nere di Kella

Written By: bruno - Mar• 15•20

Daniel Camargo Barbosa nato nel 1936 in un villaggio delle Ande, diventerà una bestia, un mostro, uno dei peggiori serial killer della Colombia. Daniel perde la madre alla nascita. Il padre, un uomo rozzo e violento, si risposa con una donna che non sarà in grado di rimanere incinta. La matrigna, con evidenti problemi psicologici, desiderava tanto avere una figlia e, vista l’impossibilità, decide di vestire Daniel come una femminuccia e di trattarlo come tale. In Daniel inizia a svilupparsi quel risentimento nei confronti delle donne e in particolare delle bambine, ed ha una ossessione: quella di deflorare una vergine. Daniel per ben cinque volte riesce a circuire delle ragazzine e a portarle nell’appartamento di Camargo, dove le droga e le violenta indisturbato. È il 1964. La quinta vittima stuprata è appena una bambina, ma è determinata. Va dalla polizia e denuncia l’accaduto. Daniel viene arrestato e per il futuro serial killer si aprono le porte del carcere, dove sconterà una condanna a otto anni Il 2 maggio 1974 vede una bambina di nove anni che attira la sua attenzione. Con un raggiro si apparta con lei. La violenta, le ruba la verginità e la strangola per non lasciare testimoni. Il giorno dopo e viene fermato dalla polizia, che lo accusa del crimine. Al processo, non c’è pietà per un criminale recidivo ed il giudice, visti i precedenti, condanna Camargo a venticinque anni. Qui succede qualcosa di epico: Daniel sarà l’unico prigioniero a fuggire da una delle prigioni più terribili. Il penitenziario di Gorgona. Per lungo tempo studia le correnti marine, le abitudini e gli orari delle guardie, fa tesoro dei racconti degli altri prigionieri che hanno tentato la fuga. Il 24 settembre 1984 Camargo scappa. Nessuno è mai riuscito nell’impresa e le autorità della Gorgona lo danno per morto, mentre i giornali riportano la trucida fine dello stupratore divorato dagli squali. Sembra finita, invece l’incubo è appena iniziato. Camargo è vivo e si trova in Ecuador. La sua presunta morte e l’aspetto consumato e provato dalle avversità della vita, lo rendono insospettabile agli occhi di chiunque. Ma Daniel, ossessionato dalla purezza e dalla verginità, ucciderà 71 bambine. Il modus operandi è tanto semplice quanto efficace: si presenta, Bibbia alla mano, alle giovani ragazzine chiedendo loro di mostrargli dove si trova la Chiesa evangelica. Ottenute le indicazioni, al momento propizio, le minaccia con un coltello, le trascina negli arbusti e le violenta. Poi le strangola. Mentre lo fa, si eccita nel vedere il volto angelico delle piccole che si spegne, il loro pianto, le implorazioni e il pensiero di avere tra le dita il loro destino. Smembra i corpi a colpi di machete, si orina sulle mani per pulirsi dal sangue e si cambia camicia. L’incubo finisce solo nel 1986 a Quito. Daniel ha appena ucciso una piccola di 10 anni. La polizia lo trova a vagabondare per la strada in stato confusionale e decide di fermarlo per un controllo di routine. Nella borsa troveranno i vestiti della piccola sporchi di sangue e Daniel verrà arrestato. Il giudice lo condanna a 16 anni di carcere, come prevista massima pena dello stato della Colombia Il 13 novembre del 1994 la sua cella è aperta ed entra Luis Masache Narvaez, un giovane 29enne fratello di una vittima. Prende Daniel per i capelli, lo costringe a inginocchiarsi e lo pugnala 8 volte. Infine, beve il suo sangue convinto che serva per liberarsi dallo spirito di Daniel che lo perseguita.

Kella Tribi.

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