Il 1° novembre 1997 Carlotta Rossi, 27 anni, viene ritrovata dal padre riversa nel sangue nel cucinino della loro villetta a Brindisi. Proprio suo padre, Alex Rossi verrà sospettato di aver pianificato l’assassinio della figlia per intascare l’assicurazione sulla vita di 750 milioni di lire. A denunciarlo proprio la famiglia, che assisteva da tempo all’ostilità del padre per quella figlia tossicodipendente che lui definiva ‘un tumore’. Lo scorso luglio a Rossi, condannato all’ergastolo, è stato concesso il permesso di scontare la pena ai domiciliari, per motivi di salute.
La storia di Carlotta Rossi e di suo padre all’epoca scatenò la riprovazione dell’opinione pubblica che tutto perdona, o almeno metabolizza, tranne il figlicidio. Tutto iniziò con la passione di Alex per una donna sposata, Tatiana, che per lui lasciò il marito dal quale aveva avuto una figlia. Nacquero poi Neville e Carlotta, due gemelli, la vita fu serena per alcuni anni, fino a quando una sbandata di Tatiana non farà finire, di fatto il matrimonio. Da allora Alex, come ammetterà, la tratterà con astio e freddezza, da estranea, pur rifiutando l’idea di separarsi.
A mettere a dura prova la famiglia arriverà dopo molti anni il problema di tossicodipendenza di Carlotta. Fragile, la ragazza aveva sempre sofferto del comportamento poco affettuoso del padre e dei contrasti in famiglia. Fu proprio di fronte a quella grave debolezza che Rossi, sempre per sua ammissione, instaurerà con la figlia un ‘conflitto violento’. “Se non la smetti ti ammazzo’ le dice spesso, ma Carlotta non è in grado di uscire dalla dipendenza, almeno non da sola. Nel 1993, allora, la famiglia la manda in una comunità che sembra giovarle molto. Quando esce, dopo due anni Carlotta sta meglio, segue un corso per diventare infermiera e prende il diploma.
Ma la sera del 1° novembre viene ritrovata senza vita. A ucciderla, tre colpi di pistola, calibro 38. Agli investigatori il padre in lutto dice di aver lasciato sua figlia a casa da sola. Lei, fragile e impulsiva com’era, potrebbe aver aperto la porta a chiunque altre persone sconosciute.
Dopo due anni di indagini l’assicuratore viene arrestato con l’accusa di omicidio.
Al processo un Rossi impassibile si professa innocente, mostrando un distacco sorprendente dalla vittima. “Mia figlia? Si drogava perché era bruttina, la natura non era stata generosa con lei”.
Kella Tribi