La Meloni paga il conto dei quattro italiani in fuga:ha fatto bene e ci ha messo una pietra sopra,come “chiudere Frascati” che si è sempre usato e detto a Roma.
Le perle nere di Kella.
La tragica morte di Nunzia Maiorano risale al 23 gennaio del 2018. La donna, 41 anni, si trovava nell’abitazione nella quale viveva con la sua famiglia in località Sant’Anna a Cava de’ Tirreni, cittadina della provincia di Salerno, quando tra lei e il marito Salvatore Siani scoppia una lite. Al culmine dell’alterco, l’uomo colpì la 41enne con 47 coltellate: la tragedia si consumò davanti al figlio della coppia, un bambino di 5 anni. Il bambino e l’altro figlio della coppia, entrambi minorenni, sono stati dati in affidamento.
La Corte di Cassazione ha giudicato inammissibile il ricorso presentato e ha quindi condannato a 30 anni di reclusione Salvatore Siani per l’omicidio della moglie Nunzia Maiorano,
La sentenza della Cassazione è stata commentata favorevolmente dalla consigliera di Cava Filomena Avagliano, presidente della Commissione comunale per le Pari Opportunità: “La giustizia si è compiuta. Il tuo assassino è stato condannato a 30 anni di reclusione, il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione. Nunzia nulla potrà farti tornare in vita ma noi siamo state insieme a te sempre. Tu non sarai mai dimenticata non lo permetteremo. Tutte le associazioni sul territorio non lasceranno dimenticare il tuo nome”.
In data 25 novembre 2022 la famiglia con l’ausilio dell’amministrazione comunale ha deposto una targa in ferro in ricordo di Nunzia
I figli hanno iniziato procedimento per cambio di cognome, non vogliono portare il cognome dell’uomo che ha ucciso la loro mamma.
Kella Tribi
Il
La peste.
>Parlare di San Rocco oggi può essere imbarazzante,imbarazzante perché se ne è parlato tardi arrichendolo di orpelli e vicende sospette.Infatti solo tardi si consolidò la sua vicenda in virtù di una pestilenza temuta ed insidiosa che ha dato spazio a rivoli di favolette per creduloni.La peste è stata la vera protagonista nel mondo e San Rocco,dopo attenti studi somiglia molto al generale Figliolo.
Ponti.
In ogni ponte,sopra il ponte fioriscono le polemiche.D’altronde i ponti si costruiscono per quello ed è cosa naturale,che ,sopra i ponti si senta anche quel che si dice di sotto.Alcuni,sotto i ponti ci vivono e,in fondo anche il Papa è un costruttore di ponti come “pontifex”.
Il calzino.
Un ponte(quello sullo stretto)pieno di problemi,quando di ponti il mondo è pieno:non si capisce se il contendere la costruzione del ponte sia solo un argomento o,se il ponte sia effettivamente un problema che,a livello “dialettico” le cose son tutte vere a priori,come in un qualunque argomento che-che a priori- si rivolta come un calzino.
Notizie a rendere.
La Meloni è andata-in traghetto-a farsi un giretto in Albania e non si capisce,o,non capisco dove sta la polemica,una polemica,la solita polemica che lascia il tempo che trova e che fa il paio con la morte di Alberoni,famosissimo e celebrato tanti anni fa ma creduto morto e sepolto da tempo.
Essar parsèmolo.
“Mi son parsèmolo,per me fa lo stesso”è un modo della mala vita per dire che ,come il prezzemolo va bene con tutto(o quasi),quindi una forma di adattamento che spesso diventa necessità di vita e si traduce in:èssar parsèmolo.(Una panacea,insomma)
Germania.
La Germania “tarocca” ancora a destra:quella di Hitler per intenderci e,come quella del tempo di Hitler si dice bistrattata,deformata.Deve esserci un virus,in quella nazione che fa ammalare il popolo,dimenticando:o volendo dimenticare tutto il suo bestiale passato che, nonostante i tanti sforzi non va proprio giù.
“Storia”
Che non piaccia a Piacenza la storia,sopratutto,la loro, è cosa nota o,perlomeno, probabile.Il Farnese(Palazzo)-tanti,e tanti anni fa-volevan smontarlo mattone su mattone e fu ua bella gara per conservarlo come oggi si vede.Scompaso il “teatro” romano,ridotte in calce le staue di Velleia,fusi i bronzi-de Roma-.Oggi si ricorda un Castello di Calendasco-restaurato-con e scritte di Bartali e Coppi sui muri.Insomma la storia,la storia non va proprio giù e ,i piacentini preferiscon solo storielle,magari un pò ridicole ma per loro, vere-anzi ,degne di nota-
Le perle nere di Kella.
È il 2 dicembre 1981. Una ragazzina di appena 14 anni e ricoverata nel Policlinico di Bari, ha ustioni di secondo grado sul 70% del corpo, è agonizzante, invoca la fine perché non riesce a sopportare il dolore fisico. Accanto a lei c’è un pm Nicola Magrone, e ha attivato un registratore nella quale la voce flebile della piccola viene registrata.
Il medico chiede alla paziente chi le abbia fatto del male, e la ragazzina risponde in un soffio, “Giovanni…Enrico”. Alla domanda come le abbiano fatto del male la bambina risponde: “alcol e fiammifero”. Dopo 22 giorni di agonia Palmina Martinelli muore.
Tutto ha inizio l’11novembre del 1981 a Fasano, provincia di Brindisi. Palmina è una giovane che cerca di vivere una vita serena, per quanto possa esserlo insieme ai 10 fratelli in una casa dove la violenza è all’ordine del giorno, e con una famiglia disfunzionale, povera e con una mentalità omertosa. La criminalità la fa da padrona e con essa anche attività illegali, come lo sfruttamento degli esseri umani. .
Palmina è ancora una ragazzina, ma sa benissimo che la si vuole costringere a intraprendere “la vita”; suo padre e suo cognato, Cesare Ciaccia, l’hanno picchiata già molte volte sotto l’ effetto dell’alcol perché vogliono imporle il loro volere. Una delle sorelle maggiori, Franca, costretta a questo calvario, è stata marchiata su una coscia dal compagno (per identificare una proprietà) e gettata sulla strada.
Lo sfruttamento della prostituzione è l’attività principale della famiglia e di un giro di conoscenze, perché Giovanni Costantini ed Enrico Bernardo sono noti per gestire un giro con la madre, Angela Lo Re, a Locorotondo.
Dopo l’ennesimo litigio, botte e costrizioni che non ottengono da Palmina l’effetto desiderato, un giorno Enrico e il fratellastro Giovanni, la aggrediscono cospargendola di alcol, e con un fiammifero le danno fuoco. A soccorrerla suo fratello Antonio
I due personaggi che aveva citato la ragazza, Enrico e Giovannivengono identificati con certezza e nel 1983 si apre il processo, che termina con una sentenza che è fra le più controverse della storia giudiziaria italiana: i due imputati, al termine dei tre gradi di giudizio, vengono assolti per il reato di omicidio, condannati a cinque anni di detenzione per i soli reati di induzione e sfruttamento della prostituzione, mentre la morte di Palmina viene archiviata come suicidio.
Nella sua arringa finale il pm è un fiume in piena, deluso da quella giustizia che non ha compiuto il suo dovere, fa trasparire i propri sentimenti “Se Palmina fosse stata figlia di un giudice non sarebbe andata cosi”, “Palmina ha pagato per la povertà del suo contesto, per la sua insignificanza economica”
Kella Tribi