E’ finita,è finita l’era dell’albero di cuccagna,è finita,finito quel tempo,dovrete fare i conti con quello che avete in tasca,cioè niente,perchè quel tempo, è finito,finito, per sempre.Cosi’ scriveva un signore su Liberta’,alla pagina delle lettere al Direttore (Gaetano Rizzuto).E’ finito quel tempo,continuava,chi si ricorda piu’ “la lima sorda”?La lima sorda, presso i piacentini è un morboso,sordo lamento che si ripete all’infinito,all’infinito,uno scassaballe insomma,chissa’ che cosa era questa lima sorda.Quel minaccioso incedere della letterina, pareva ripetesse,orecchiando, anche quell’altro detto:a da veni’ baffo’, di nazionale, trapassata memoria.Il signore se la prendeva con chi voleva il ritorno alla lira,basta lira,basta!Ve la faranno vedere , la vostra cuccagna, carica di lire,guai a voi,rammolliti.Eppure, c’è chi, la cuccagna ,non l’ha mai vista e, se la sogna anche di notte,carica di lire, senza mai averla veduta,proprio mai,chissa’ cosa tocchera’ a costoro,poveracci.Continuava:avete votato (in Francia) avete votato a destra perchè avete preso paura,paura,spaventati da chi vi seghera’ l’albero di cuccagna,ma, guai a voi,guai a voi,ve la faranno vedere,anzi , sentire,per la miseria.Dicendo questo,si capiva,si avvertiva un certo piacere per le disgraziate sorti d’ Italia.Purtroppo non ricordo come si chiamasse quel signore,ma, se,”quel signore”, avesse riflettuto, un attimo, un cicinino,si, sarebbe accorto che, chi ha votato contro l’euro in Francia,una paura di perdere qualcosa aveva, è vero, paura, fifa maledetta fifa, temeva che, quell’albero di cuccagna si facesse patibolo,un patibolo, forca,forca,gentile signore.Macchè prosciutti , salami, bottiglie di vino, appesi ciondoloni all’albero di cuccagna.Solo un patibolo,patibolo, per tanti miserabili,improbabili “ricconi” che, se la sono spassata,secondo lei, fino a ieri,perchè, quelli di oggi(onorevoli bricconi e ricconi) se la spassano ancora.Sono gli stessi di ieri,quelli che spargono di grasso non solo il tronco,ma anche la corda e, il cappio,perchè lei,lei possa godere e scrivere,godere,seduto, sul suo cervello.
Antieuropeismo vincente.
Preso atto della vittoria antieuropea in Francia, il nostro capo dello stato, si è limitato a dire:non scherziamo, l’unita’ d’Europa è una garanzia per la pace,la pace(ha continuato) non viene regalata, è una conquista”.Scusi Signor Presidente,la Germania,quella che settant’anni fa, ha compiuto il genocidio delle fosse Ardeatine,non ha cambiato una virgola del suo codice di comportamento,con le armi o con i soldi, la Germania fa la guerra,e, l’unica pace che conosce è quella, ripetuta straripetuta, mille e mille volte scritta ,detta,:quella del cimitero,o se piu’ Le piace,quella delle fosse Ardeatine.
Occhio alla penna.
Soltanto dopo molto,tanto, tempo ,si accorse che la sua acuminata penna colpiva i bersagli,li distruggeva ad uno ad uno,come al tiro a segno.Sparava e colpiva,scriveva e abbatteva,abbatteva,insperatamente,quasi senza farci piu’ caso.Di carattere iroso si lasciava trascinare in tutte le beghe della cittadina,cittadina che poi era, come parte di una grande metropoli, quartiere, gruppo di strade, con tanto di bar tabaccheria, supermercato, ed il superstite salumiere fruttivendolo.Citta’ ,segnate da un reticolato che le suddivideva squadrandole, come in una cartina geografica,citta’, che a prima vista, sembravano immense,caotiche,inquinate.Citta’ che erano invece solo porzioni di province,o borghi,agglomerati anonimi di uomi donne e ragazzi.Cosi’ lui sparava,colpiva questo o quello,a suo talento,ed il colpito,spariva,si cancellava come per gioco, gioco divertente,gioiosamente infantile.Che penna,che penna la sua!Mai fulmine fu cosi’ efficiente,immediato,potente.Le autorita’ si erano fatte prudenti,temevano quella penna,le autorita’, a dire il vero erano arcistufe di quel coglione con la penna in mano che, divertendosi,sparava,cancellava,corregeva,rimproverava,ammoniva.Che penna,che penna la sua!Sprizzava felicita’ anche dagli occhi,dinamismo nel passo,nel gesto.Passeggiando, guardava bieco:state attenti coglioni ,che non vi colga in fallo,cosi’ fantasticava in una specie di onnipotente calligrafia,sognava,e ,pensava a quanti bersagli aveva abbattututo,colpito,eclissato,ma, cominciavano essere troppi,troppi.Possibile che tutto le volte che poneva mano alla penna,possibile, che lo scritto,il suo scritto ,ottenesse tanti brillanti distruttivi risultati?Possibile?Fu allora che un dubbio varco’ il suo onnipotente pensiero,un dubbio fece capolino fra le sue carte,fra le sue dita,salendo sempre piu’ su,su,lievitando, fino alla testa, dubbio , doloroso, monotono pensiero, odioso,ripetuto,incalzante, convincente.E, gli apparve inprovvisamente ,finalmente chiaro,luminoso,fulmineo,semplice,semplice.Lui,lui, con quel suo grande talento,talento, che covava come dono divino,era soltanto uno jettatore.
Ancora Napolitano.
Sia detto senza animosita’,Napolitano non puo’ e non deve credere di essere la risposta all’Europa e all’Italia.Napolitano non solo non è, la risposta verso una qualsiasi mediazione ma,provochera’ ancora divisioni,profonde lacerazioni nazionali ed internazionali,privo come è, di un qualsiasi “concetto di realta’”.Pervicace espressione di ottuso immobilismo di potere,fuori dalla costituzione.Non basta essere rieletti,ci vuole qualcosa in cui sta scritto che si puo’ essere rieletti,ed anche se,da qualche parte,qualcuno ,lo trovasse scritto, non se ne dovrebbe abusare.Gli uomini sono incapaci di salvare un qualsiasi stato,Napolitano per primo,solo la democrazia puo’ salvare lo stato,è ora che, il Presidente ,Giorgio Napolitano se ne faccia una ragione.
Europa bella.
Che pacchia l’Europa ,che pacchia,una vera pacchia per Barroso,Herman Van Rompuy,Merkel,Renzi,Napolitano, ministri e onorevoli parlamentari di questa appendicite d’Europa.Appendicite,avete letto proprio bene,appendicite che puo’ precipitare in peritonite acuta da un momento all’altro,da un momento all’altro.L’Europa di Napolitano e Van Rompuy , mica quella che viviamo noi,quelli si’ che si vivono una bella Europa,altro che la nostra,non vorrete mica paragonare la loro, agiata,strategica,universale,ragionevole,meditata Europa con la nostra, scalcinata pezzente,pidocchiosa ostile regione.Loro mica li hanno i pidocchi,loro,loro,non si attaccano alla canna del gas,loro possono anche sdraiarsi sull’Europa, senza nemmeno starnutire, sentire,soffrire i fastidiosi escrementi degli acari,che poi siamo noi,noi , miserabili abitatori della loro,bella, bellisima,mirabolante Europa.
Trasformismo di governo.
Cari italiani, l’infinocchiamento continua,quello che aveva iniziato il primo,il secondo e il terzo fa,entrano ed escono,escono ed entrano sempre gli stessi “statisti”,con facce diverse.Renzi ad esempio,come Renzi è entrato, mirabolante ,granitico,asfaltatore di stato,e, da asfaltatore, il sindaco di Firenze si è fatto giardiniere d’Italia,botanico di teneri bulbi e rose del Quirinale.Renzi,dunque,sfondando le porte una volta entrato, si è fatto subito Napolitano,uscito come Napolitano,si è fatto come D’Alema,uscito come D’Alema,si è fatto come Bersani,uscito come Bersani si è fatto Prodi,uscito come Prodi,orrore,si è fatto anche come la Bindi.
Mercanti piacentini.
Desidero citare due piacentini che nel 1274 commerciavano in Inghilterra.”Trafficavano su questi di’( 1274) in Inghilterra,& altrove Pedraccio Scovaloca,Rinaldo del Molino,& alcuni altri mercanti nostri di Piacenza.”
Monologo di un servo alla Germania.
Che dice?Signora Germania gli italiani sono bravi?Siamo stati diligenti?E’ vero fummo mascalzoni,mascalzoni italiani,ma ora, ella non pensa che ci si possa perdonare quel passato da scapestrati,irresponsabili europetti?Scusi,piccoli indegni europei di Germania?Che dice?Si, siamo passati da Parigi ,Parigi chi? Signora Germania,ma Parigi,Parigi,in Francia.Anche li ci hanno perdonato,non ci hanno messo alla porta,non ci hanno deriso,come al solito.Capira’ ,noi staremo con quello che Ella decide,il tre per cento,esatto signora,il tre,niente sbrodolate.Come?Come faremo?Ma come il solito Signora, vedra’,se lei ci fa vedere,anche solo vedere,un sorrisetto,o la sua borsa,bastera’ quello ,a noi basta l’dore del denaro,solo l’odore,basta un poco di incoraggiamento,un cicinino,tanto da arrivare alle elezioni,quelle europee signora,quelle europee.Stenda una mano,o almeno faccia finta,finta, fino alle elezioni signora,poi ci penseremo noi a minacciare tuoni e fulmini per lo stivale,su e giu’ ,dall’anca al piede fino alla Sicilia.Gli italiani, signora, sono sempre stati servi,e, quando liberi, a mezzo servizio,comunque sempre a servizio,vedra’ signora, non vi saranno lamentele da parte dei suoi commensali ospiti.Posso signora?Permette che da prono possa stare ritto, davanti a sua signoria?Davvero,lo permette?Vado, volo,signora, corro in Italia per dire che ella ha sorriso,ha sorriso,sorriso.
Cassa deposito & prestiti.
La Cassa deposito e prestiti S.P.A.chiamata anche CDP S.P.A. non sa esattamente nè approsimativamente (siamo ai si dice), a quanto ammonta il debito dello stato verso le imprese (quello del rimborso renziano),perchè vi regna il “disordine”.Affermazione fatta oggi dal suo dirigente (sodale di Monti) a Mezz’ora ,della Annunziata.Insomma, siamo al chi paga quanto e che cosa,e se , fortunosamente a chi affiora al si dice,quando avverra’,se,avverra’ come nella piu’ classica delle italiche riffe.
La Deposizione,secondo Emilio.
“Tant par cuminciè al ga un bras curt c’al pèr una rana”.Emilio, parla il dialetto,a volte fa commenti su tutto (tabèr) e, si fatica capire di cosa parla.”Si! Una rana,una rana”,Emilio ce l’ha con una Deposizione che metteranno in San Francesco dipinta da certo Sartini,”voi ad Zian”.Lo seguo a fatica,perchè parla stretto stretto,ingoiando le parole,come un naufrago,rigorosamente in piacentino.Quel braccio,il braccio del Cristo,in primo piano,quello destro è corto, corto,insiste l’Emilio,”t’ame cul d’ una rana”.”E po’ cl’alè l’è una futugrafia rituchè,spurchè”,si è messo in testa che è una fortografia ritoccata e, definisce,il pittore “tassidermista dei vivi e dei morti”,questo lo dice in italiano,forse perchè l’imbalsamatore d’animali,in italiano, si dice tassidermista,tassidermista,insiste,con aria dottorale:”dei vivi.. e dei morti”.Poi continua e afferma: è impossibile che un uomo,”al Signur,chi g’an dat bot da Diu,i gan spudè in fasia,con d’i spèin gros mè ciod in tèsta,al ga gnan un stisa ad sangu,gnan un occ negar,insuma al pèr un figurei dal Fulmine,lelu’,al pitur da Polaroid,al ga fat anca una curona da spèin cla pèr un sarcion da biciclota,as voda c’a sè spicini’ la testa, al Signur”.Emilio è terribile quando ci si mette,colorato,improbabile:”e quanda ghè trop negar as vol spurchè cul ca ghè mia”,anche con lo scuro se la prende!Non so che dire,se, devo essere sincero della Deposizione Sartini,non m’importa un gran che,Emilio poi, con quel suo calore popolano mi piace e, i piacentini hanno di questi scatti critici trascinati,come merletti nella rrrr ,tanta,tanta erre,rrrr.Oggi è toccato a Sartini,ieri ce l’aveva non so piu’ con chi,improvvisamente spazia nella poesia.”Nelu Vegez,si, c’a l’era un gran pueta” sbotta”,mia ch’il signurin che, chi pituran,e i sbrudelan dil futugrafi”.S’allontana ,sulle magre gambe,improvvisamente,come era venuto va, attraversa il traffico,parla,gesticola .Tornato alla mia solitaria mattutina passeggiata, di fresca primavera,guardo i pruni di fiori rosa in fiore ,galleggianti nell’aria,come nuvole ancorate al marciapiede .E’ un gran fiorire,un gran rosa,rosa, di piccoli minuti delicati petali,è allora che ricordo ancora l’agitato Emilio e del, “suo poeta”,Nello Vegezzi, dove, in un suo verso, forse distico ,recita,e lo ricordo ancora:”Dall’ano alla fica,un passo di formica”.
P.s ci scusiamo per il dialetto che non so scrivere correttamente.