Nicolài Vassìlievic’ Gogol-19 Marzo 1809 ,nelle sue “anime morte” spiega bene,incosciamente quale sia il rapporto fra arte & materia.Infatti la materia dell’arte è completamente asettica verso quello che descrive:descrive solo sè stessa,il temperamneto umorale che la compone,la tessitura,la trama che rivela l’autore,le sue capacità di tesseree di sovrapporsi,prendere la mano,sopratutto la sua inconscie capacità,o,incapacità di rifare la vita,vita fine a sè stessa,come materia ,appunto.Gogol descrive un servo che legge:”non lo interessava l’argomento della lettura,ma piuttosto la lettura in sè o,per dir meglio,il processo del leggere,cioè il fatto che dall’insieme delle lettere si forma sempre una parola,la quale,qualche volta,sa il diavolo cosa può significare”.
A rieccoli.
Sono arrivati ;arrivati quelli del pensiero fisso:uno ,e ne hanno uno,uno solo ,il solito ,nella loro sedicente testa,sono arrivati al comune di Piacenza;sissignori,sono arrivati con le loro mascherate autoritarie “dermocratiche” per la gioia-secondo loro- di tutti(sic).Ma questi pensionati dalla burocraziia,questi burocrati di ferro son ben 40 di anni che regnano e intrigano a Piacenza e,la Barbieri è stata solo la loro medium evocatrice e che;una volta evocati,han preso corpo,si sono materializzati in un corpaccione,sono tornati;tornati per il rotto della cuffia,tornati dico,da dove non erano però mai ,mai,assolutamente mai,andati, via.
Informazione.
RAI 3 dichiara che il centrodestra perde a Piacenza nonostante la sua compattezza.Purtroppo queste informazioni farlocche e superficiali sono una caratteristica del servizio RAI.Piacenza ha corso nella passata consultazione priva dell’appoggio dei gruppo liberali che avevano proposto un suo candidato-l’avv.Sforza Sforza- avvocato che si era, fra l’alro in modo del tutto indipendente e,privo dell’appoggio dei compagni di cordata guadagnato un gradimento che si aggirava al diecipercento.Le divisioni nel centrodestra sono ed erano,purtroppo,imbolsite da candidati graditi ad alcuni ma divisivi al loro interno,spesso sbagliate o,politicamente scorrette.
“Trionfo”.
“Trionfo” del PD;trionfo si fa perdire,non è andato a votare nessuno,o,quasi ,nessuno.Pare siano andati a votare solo “loro”,loro:quelli che hanno tutte le burocrazie istituzionali già in mano e che,una destra senza fantasia cerca o crede di poter condividere,forse perchè povera di ogni proposta si coricano sdraiati sull’inesistente preistorico nulla.
Il menu piacentino.
Elezioni senza sorpresa a Piacenza:chi delle due candidate a sindaco salirà al potere non rimarcherà nessuna differenza se non un anomalia:la Barbieri-di sinistra-apppoggiata dalla Meloni e l’altra, di sinistra senza l’incomprensibile imbarazzo della Meloni.Il PD -come la bella addormentata-può,e,potrà dormire sonni tranquilli fra due guanciali di cultura alla Pierluigi Bersani che da quaranta anni detta il solito menu.
Il paese della gente stonata.
C’era una volta un paese di gente tutta stonata ma gli abitanti non se ne accorgevano, anzi passavano gran tempo a parlare di musica, arte. grandi manifestazioni in paese ,premi nazionali di musica, di teatro e qualunque altra cosa desse l’ ìdea di arte. Stonati, stonati perché non si ascoltavano mai né ascoltavano gli altri; tutta una finta, ognuno emetteva suoni a caso e se per caso ci fosse stato qualcuno più critico in breve diveniva anche lui infelicemente stonato. Un uomo, spinto dalla fama del paese, largamente pubblicizzata aveva deciso di trasferirvisi Pensava che sarebbe stato bello finire i propri giorni circondato dall’armonia generale. Appena arrivato aveva còlto qualche fastidiosità attribuita alla stanchezza del viaggio. Alla sera, messosi in prima fila per gustarsi un coro di canzoni popolari locali cominciò a cogliere qualche sfasatura ma nessuno fiatava, anzi alla fine l’applauso fu decisamente scrosciante. Forse sono vecchio, si disse, ma scappò a gambe levate quando lo vollero coinvolgere in un gruppo che sgangheratamente ballava. Via via senza giustificazioni. La notte sognò armonie dolci interrotte al mattino da una vicina che emetteva un’accozzaglia di suoni senza senso. Invano sperò che lei si scusasse ; venne , anzi, a conoscenza che si trattava di un “omaggio di benvenuto” per lui che l’amministrazione comunale porgeva a tutti i nuovi abitanti. Dopo un mese di permanenza nel paese l’uomo cominciò ad odiarne ogni minima manifestazione così un giorno, nel bel mezzo di un incontro culturale, proprio una frazione prima degli applausi ,con tutta la potenza di voce possibile urlò agli astanti :” Fate schifo, siete stonati fino nell’anima, il grugnito di una scrofa contiene in sé più armonia di ogni vostro mottetto, il rauco gracidare del rospo è più raffinato dei vostri cosiddetti canti d’ amore, i pidocchi verdi delle piante si muovono con maggiore grazia delle vostre donne più ambite! Ero arrivato nel vostro paese per morirvi serenamente cullato dall’ armonia generale. Mi avete tolto anche questo ultimo desiderio adesso sarò costretto a vivere fino a quando, almeno, non abbia ricostruito in me un poco della perduta serenità. Morire con dentro il tormento che mi avete dato significherebbe passare senza soluzione di continuità tra due inferni. Se la morte deve essere l’ultimo atto solenne della vita io non posso più farlo non ne avrei più la sufficiente concentrazione. Maledetti stonati tacete, in fine! “. E tutto il paese tacque, tacque per sempre, ciascuno emigrò e di esso si perse memoria. .
Paola Mars
Il cammino di San Colombano.
Non sarà che con questa storia del “cammino di San colombano”,il Pò è andata in secca.Mai visto un Pò così basso:ripetono in coro i vecchi di paese,mai visto: e guardano le sponde che fanno spallucce in secca.Mai visto un Pò così:il grande fiume,quello che una volta strappava gli argini e travolgeva uomini e cose con il suo sordo muggito e che metteva angosciose visioni nella gente è moribondo.Il grande fiume:quando tutti scappavano di casa e la città bassa vedeva i topi fuggire in alto:anche i topi,perfino loro.Oggi è li il Pò,li,e lo vedi,e lo guardi, esangue e insignificante con le spalle nude:non sarà che con questa storia del “cammino di San Colombano”,il fiume ha fatto sciopero e si è vendicato delle prepotenze degli uomini e della “loro storia” esclamando:bhe!Se questo è il cammino di San Colombano adesso fatevelo,fatevelo:a piedi!
Le perle nere di Kella.
Francesca è una delle migliaia di donne comparse dinanzi ai giudici del Tribunale del Torrone di Bologna per raccontare il proprio “inferno” coniugale.
Nei primi giorni di febbraio del 1590 era fuggita di casa in compagnia del giovane amante Biasio. Leso nel proprio onore, il marito Isidoro si era rivolto alla giustizia e di lì a poco i due amanti sarebbero stati scoperti in un’osteria fuori porta e tratti in arresto.
Nel suo interrogatorio Francesca giustificò la fuga con il racconto delle indicibili violenze del marito: insulti e percosse cui si aggiungeva l’assurda richiesta da parte di Isidoro di concedere favori sessuali ad altri uomini a scopo di lucro.
«Cominciò a gridare, a dire che me volea scannare et che me volea ammazzare, che volea magnar la mia carne in tavola et che se volea lavar le mani nel mio sangue».
In modo coerente con le prescrizioni giuridiche del tempo i giudici liquidarono la “faccenda” adducendo che «è lecito al marito usare violenza alla moglie che non si comporta bene».
L’amante Biasio, etichettato come «colui che leva il honor delle mogli», fu condannato per adulterio a tre strappi di fune. I polsi del reo venivano legati dietro la sua schiena con una lunga corda che scorreva in una specie di carrucola pronta a issarlo. Il peso del corpo gravava così sulle spalle del torturato provocandogli danni muscolari. Per aumentare l’efficacia del supplizio la corda veniva allentata e poi improvvisamente bloccata, creando lo “strappo”.
Non una parola di condanna fu spesa sul comportamento di Isidoro il quale, con la dottrina dalla propria parte, probabilmente non tardò a far valere nuovamente con brutalità l’autorità maritale.
Kella Tribi.
Fiodor Dostoievski.
Parlare oggi di Dostoievski a qualcuno farà drizzare il pelo ,per via della Russia;tuttavia ,in questo autore :che trovo pieno di sentimenti descrittivi,stati d’animo,interiorità espresse e inespresse e che ha ,sempre ,sempre il colpo di teatro:e dove un racconto non è solo e sempre un racconto , mi sono imbatuto,nelle sue “Notti bianche” in questa divertente affermazione;”S’intende che la maldicenza e i pettegolezzi avevano largo corso,giacchè senza di essi il mondo non sta in piedi e milioni di persone morirebbero di noia,come le mosche.”Un affermazione vecchia come il mondo ,ma che ha sempre una sua “contemporanea” freschezza.(da Notti Bianche-piccolo eroe)
Foti ,Reggi.
Ho letto,non so più dove della querelle lanciata da Tommaso Foti alla Fondazione ,oggi gestita Reggi dove si affermava che quella Fondazione era ,e rimane uno “strumento “ del PD.Reggi,con poco tatto sopratutto forse perchè urtato o,toccato sul vivo ha scritto una osservazione circa il bere di Foti.Per la verità non so,e non mi importa se Foti beva più o meno e ho trovato la battuta,quella batutta, una vicenda da bar che poco si addice al Presidente dell’ insigne Fondazione di PIacenza che, con la passata gestione cercava di spendere 640mila euro per cavalli di resina famosissimi per una sinistra di Stato e di governo,ma inconsistenti sul piano della materia e dire multipli,multipli, tali e quali piazzati in mezzo mondo ci sembra il minimo da sottolineare.Cosa poi sia servito alla FOndazione attuale quel filmatino “di grande arte”giuntoci dall’America qualche mese fa lo sa soltanto Reggi che,molto probabilmente deve essere di solo servizio:come era di servizio la passata gestione Toscano-a proposito che fine ha fatto quel fine rivoluzionario Presidente “artistico”-.COmunque ,e ,tanto per scorciarla un poco ,di interessata vergogna la passata gestione dovrebbe provarla-sempre se non ha una spanna di peli sul petto-un po,almeno un poco.Con un teatro e affini fondato-si può dire 40 anni-di regime- fa da Pierluigi Bersani,oggi Liberi e uguali-Una Fondazione oggi,che si annuncia a programma escludendo tutto di Piacenza e piacentini protagonisti o sconosciuti artisti e o saltimbanchi negati,a cui vorrei sommessamente rimarcare che è morto,così pare ,Enzo Vescovi -pittore pare ultimo fra gli ultimi ma sempre meglio di Schifano,morto,fra questi nessuno-morto,fra l ‘indifferenza di palloni gonfiati che salgono le poltrone e si mettono qualche volta anche in piedi a pontificare una pagata verginità presunta e di regime.Ma,e,per tornare a Foti :a Foti e ,a quella battuta da bar,occorre ricordare al prode Reggi che anche fosse vero che Foti ami bere-che poi uno se la tira come gli pare- :e non si sa se sia vero:in vino veritas.