Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Giu• 25•22

Francesca è una delle migliaia di donne comparse dinanzi ai giudici del Tribunale del Torrone di Bologna per raccontare il proprio “inferno” coniugale.
Nei primi giorni di febbraio del 1590 era fuggita di casa in compagnia del giovane amante Biasio. Leso nel proprio onore, il marito Isidoro si era rivolto alla giustizia e di lì a poco i due amanti sarebbero stati scoperti in un’osteria fuori porta e tratti in arresto.
Nel suo interrogatorio Francesca giustificò la fuga con il racconto delle indicibili violenze del marito: insulti e percosse cui si aggiungeva l’assurda richiesta da parte di Isidoro di concedere favori sessuali ad altri uomini a scopo di lucro.
«Cominciò a gridare, a dire che me volea scannare et che me volea ammazzare, che volea magnar la mia carne in tavola et che se volea lavar le mani nel mio sangue».
In modo coerente con le prescrizioni giuridiche del tempo i giudici liquidarono la “faccenda” adducendo che «è lecito al marito usare violenza alla moglie che non si comporta bene».
L’amante Biasio, etichettato come «colui che leva il honor delle mogli», fu condannato per adulterio a tre strappi di fune. I polsi del reo venivano legati dietro la sua schiena con una lunga corda che scorreva in una specie di carrucola pronta a issarlo. Il peso del corpo gravava così sulle spalle del torturato provocandogli danni muscolari. Per aumentare l’efficacia del supplizio la corda veniva allentata e poi improvvisamente bloccata, creando lo “strappo”.
Non una parola di condanna fu spesa sul comportamento di Isidoro il quale, con la dottrina dalla propria parte, probabilmente non tardò a far valere nuovamente con brutalità l’autorità maritale.

Kella Tribi.

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