Via Cavalletto 8.

Written By: bruno - Ott• 18•16

L’Iris era innamorata di un barbiere e l’Iris,occhi azzurri bel portamento ben fatta pareva una donna non adatta a quella via,non adatta a quel numero civico, a quelle piccole stanze del primo piano di una casa antica.Sua madre,l’Agiolina era ossessionata dai creditori,creditori per poche lire,creditori petulanti che bussavano e ribussavano inveendo contro la porta del primo piano, roba inutile,lei non apriva,non apriva e non rendeva un becco di un quattrino a nessuno.Una volta che una vicina, per Natale andò a farle visita con la borsa della spesa dove assieme al pollo e alla farina e alle uova c’era anche un torrone, torrone che non poteva mancare a Natale.Quando questa vicina,finita la “seduta”, ritornava nel suo appartamento si accorse amaramente che il torrone,il torrone di Natale era sparito , al suo posto vi era un pezzo di legno grezzo ben confezionato,perfetto nella sua veste,ben confezionato con cura dall’Angiolina.L’Angiolina era vedova e faceva la bidella ma si vede che lo stipendio non le bastava mai, mai ,ecco perché tutto quel bussare e ribussare alla sua porta con male parole.L’Iris era innamorata del barbiere o di un barbiere e l’Iris ,come si sarà capito era figlia dagli occhi azzurri dell’Angiolina,il barbiere pare fosse sposato e l’Iris era sua moglie morganatica anche se non era nobile.Un giorno che fu abbandonata dal barbiere l’Iris si fece venire la febbre e delirava ,delirava gridando:”voglio il barbiere,voglio il barbiere”,la cosa era ridicola anche perché una donna che chiedeva del barbiere pareva del tutto incomprensibile a noi ,che eravamo solo ragazzi,comunque si lamentò a lungo e a lungo fu la favola di tutta la via , quando la vedevano per strada ripetevano in coro:voglio il barbiere,voglio il barbiere.Una volta nel suo fresco primo iddilio con il barbiere, nel buio portone qualcuno la sentì sussurrare al suo barbiere:”attento, salta la pocchia che potresti bagnarti i piedi”,infatti era appena piovuto e l’Iris,l’Iris parlava il dialetto come fosse italiano con grande indifferenza senza che nessuno si stupisse del suo bilinguismo.L’Angiolina fresca di vedovanza si lamentava tutte le notti piangendo con l’invocazione a suo marito :”dove sei,dove sei,portami con te”,che molto probabilmente gridava in dialetto ma, non ricordando bene lo scrivo così come mi viene.Dopo diverse notti e diverse invocazioni pare che una notte,una notte una fatidica notte apparisse in sogno all’Angiolina il morto consorte e che dicesse:”vieni ti aspetto,vieni”,al che l’Angiolina a questo esplicito invito smise immediatamente di piangere e chiamre il defunto.Come morì l’Angiolina non so,invece l’Iris dagli occhi azzurri,pare morisse sola, abbandonata all’ospedale,nessuno più ne parlava e nessuno la ricordava e in fondo oggi son morti tutti ,proprio tutti.

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