Piacenza.

Written By: bruno - Ago• 03•13

Una citta’ sulle rive del Po,del fiume Po,dove  in mezzo al fiume, dal ponte che l’attraversa si  vede la fine dell”Emila,anche se qui, di Emilia, non c’è niente,ma proprio niente,solo qualche politico “romano-de Piacenza” giura che qui’ c’è qualcosa.Piacenza non somiglia a Parma,i Modenesi e Reggiani sono per noi stranieri ,e piu’, vi allontanate dal centro di Piazza Cavalli, piu’ scompare ,svanisce,la sua somiglianza con qualcosa e qualcuno.Si dice che è piu’ facile metterlo nel sedere ad un piacentino che metterglielo in testa,molti lo praticano,e,altrettanti lo subiscono come in tutte le citta’,ma,tuttavia, non mi sembra sempre esatto,è un motto che ha inventato qualcuno , per malvagita’.I piacentini,diffidenti come sono, prima o poi capiscono,e se,per non darti ragione, sono disposti a giurare che il tuo oro è ottone, in generale, smascherano chi vuol “metterglielo”,anche se impiegano qualche tempo.Piacentini, tutti misteriosi, come piccoli totem,tabu’ impenetrabili(riservati),parlano in modo sonoro,per questo si pensa che diologhino con altri,ma parlano solo a sè stessi,della loro  famiglia, dei loro affari anche quelli andati  male,delle loro donne, ora, dovremmo anche aggiungere , dei loro “uomini”(se lo sentisse mia madre morta,che scandul).I “diversi”, un tempo,  avevano un vita piu’ lineare,piu’ gentile, tubavano come piccioni,lontani dal roccioso carattere dell’uomo di famiglia piacentino,piu’ che  coppia di gay(allora li chiamavano semplicemente “culi”), sembravano  coppie di lesbiche,colombe bianche innamorate,perdute nella loro  onnipresente gelosia.A Piacenza ,se si eslude la vita privata,quella che ognuno è costretto a vedere in casa sua,vale il pregiudizio,il sentito dire,una decina di persona riescono a “metterla” ,in testa, a gran parte della citta’.Citta’ strana , affascinante che,  vive come in antico,basta adattarsi  e tutto fila liscio,non si deve rivendicare nulla,se non in modo sportivo e perdente,tanto “quelli li'” non vogliono  nè possono capire.A Piacenza,per la maggioranza dei piacentini, non è nato niente d’importante,e se ,qualcosa vi è successo ,sono solo balle, perchè, se poi, uno, è,diventato, “anche” ,qualcuno, c’è sotto qualche cosa,che poi è una semplice verita’,la maggioranza , comunque, passa i suoi giorni senza storia e, con il motto del: chi se ne frega.Vivono benissimo senza arte,benisssimo senza scrittura,per insultare uno gli dicono di non fare il poeta,senza musica,musica che non sia la popolare.Qualche illustre  personaggio pubblico definiva il Nicolini,oggi Conservatorio:”fabbrica di rumori”,un tempo terra di geometri-capomastri,case basse e pollai , qualche architetto,ma ,ai piacentini,la roba , di ieri e di oggi, proprio non interessa.Coloro che sono riusciti con successo, in qualche impresa nel mondo,guardano Piacenza con terrore,come naufraghi salvati dalla fortuna,se dovessero tornare alla loro citta’ o alla loro provincia, in due giorni ,o in due minuti,svanirebbe la loro fama e  buona sorte.Come non ricordare Poggi,fra i tanti,il tenore miliardo,passava invisibile nei suoi ultimi anni con  la sua grande gloria ridotta a macchietta.C’è Liberta’,nata nell’ottocento, come Liberta’(un foglio),poi la Scure,ed infine ancora Liberta’(piu’ fogli),quotidiano di Piacenza,i piacentini la leggono e fa notizia,ma poi, la chiamano Liberta’ di carta, si adagiano sul rosario dei morti delle ultime pagine,e li, è uno scoppietar di ricordi,di memorie,di giovani vite spente, di ingiuste morti e di riconoscimentii,sospiri e addii.Eppure questa citta’ è un buon posto,ognuno vive per sè,citta’ di vivi solo di  sè,citta’ piena, di sè,di, io,citta’ del mio cane(al mè can),del mio gatto(al mè gat),di mia moglie(mè muier),dei miei figli(i mè fio),della mia macchina(la mè machina),citta’ di casa mia(la mè ca’).Pensandoci bene,se devo dire tutta la verita’, io,sono dentro la norma ,come piacentino , senza sentirmi in colpa.Dei politici,non penso valga la pena di parlarne,ma,se mi viene voglia, ne parliamo un altra volta.

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