Perché mi conducesti fino ai limiti di una notte nera per offrirmi a un mare senza stelle? Mentre gli alberi impazziti delle barche allineate incrociavano in duelli e urlavano i loro cigolii al vento caldo di un’estate finita? a quali divinità volevi offrire il mio sorriso che lo serrassero in pianto? A quelle che fecero di te un sacco vuoto di speranza. Il mare urlava nero di rabbia a volerci ingoiare, di folle cupidigia. Diceva state attenti, la vita è questo istante, altri non ne avrete. Diceva donatevi al vento e al mare e alla nera pioggia, è qui per dissetarvi. Danzate col vostro stupore, e offrite la vostre mani aperte al cielo. Allora sarà vostro
Francesca Pierucci.
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