L’ amore senile non sempre impazzisce e ,vi sono e vi sono state persone che l’hanno gestito come una banca,infatti vi fu in Londra,e l’episodio fu trattato dal Sun dell’11 gennaio 1810,vi fu un vecchio di ottanta anni che aveva sposato una giovinetta all’età di sessanta anni , giovinetta senza beni di fortuna.Il vecchio però aveva ,con questa giovinetta scritto un patto particolare,infatti gli fece sapere che non doveva aspettarsi nulla da lui alla sua morte,ma ,che avrebbe operato per lasciare a lei una discreta fortuna dopo la sua morte.Le promise che gli avrebbe lasciato una considerevole somma ogni anno aggiungendo che,l’avrebbe accresciuta in ragione della sua fortuna.La cosa riuscì a meraviglia,sua moglie interessata a conservare i giorni di suo marito non cessò mai di prodigargli oltre modo le cure affichè vivesse a lungo felice e sopratutto in salute.
Libertà .
Libertà è un giornale curioso ,curioso quando pubblica una lettera di una “democratica” stile di questi tempi,democratica che inveisce contro gli italiani che vogliono (sic) un uomo solo al comando e rivendica,udite udite la volontà popolare che dovrebbe insorgere contro questo mal costume.Queste son cose che ,dette al bar o in qualche sezione di partito possono passare per vere,ma scriverle ,scriverle e un altro paio di maniche,anche sopra un giornale di partito.Questi “democratici”sono soli al comando da qualche lustro ,un esempio ne è la “democrazia “di Conte oggi.Questi democratici governano per giochi istituzionali appoggiati dalle oligarchie europee ,contro e nonostante la volontà popolare ed hanno la faccia tosta di scrivere che odiano l ‘uomo forte al comando,anche se è vero verissimo che loro hanno solo le mezze seghe al comando ma ,per uno stato ridotto a regime di scorta di quasi l ‘interesse di tutti i potenti del mondo,bastano e avanzano anche le mezze seghe.
Le forze dell’ordine ieri come oggi.
Un giudizio scritto tempo fa da Melchiorre GIoja e che cade a pennello per quel che riguarda l ‘episodio carabinieri di Piacenza,Gioja si domanda,quale sia lo scopo principale delle forze dell ‘ordine e dice che ,le forze dell ‘ordine devono prevenire i delitti:dunque le forze dell ‘ordine devono essere ricompensate in ragione inversa dei delitti successi.Con questo modo si riconosce e si premia la capacità di prevenirli,va a loro svantaggio la negligenza nel lasciarli nascere e svilupparsi.Attualmente (1832 ),essi ricevono un premio in ragione dei delitti che scoprono o dei rei che arrestano;il loro interesse vuole dunque che si moltiplichino i delitti e i delinquenti.
Occhio ai turchi.
Durante il califfato di Omar,che regnò appena dieci anni,tremila seicento Città borghi e castelli furono presi,quattromila chiese cristiane furono distrutte e innalzarono mille e quattrocento moschee,tanta prontezza e tanto zelo da parte dei suoi sudditi fu prodotto dalla certezza di essere ricompensati per i loro sforzi.
Monumenti & monumenti.
Questa è un epoca,come ce ne sono state anche in passato, e non starò qui ad elencarne le numerose vicende,in cui si abbattono i monumenti ma,per averne uno duraturo,direi veramnete eterno si dovrebbe fare quello che fece Arpalo che resero celebre la sua intemperanza e il suo lusso smodato.Si ricorda infatti che fece suntuosi funerali a Pitonice sua baldracca favorita,e i due superbi monumenti che le innalzò,uno in Babilonia,l’altro nell’Attica per cui spese duecento talenti.Chi va,scrive uno storico del tempo Dicearco,chi va in Atene per la strada di Eleusi può veder da lontano il tempio ed il castello il più magnifico e il più grande che si possa ammirare,questi crederà essere questo il monumento di Milziade,di Pericle o di Cimone eretti a spese pubbliche dalla città,unvece si troverà davanti ad un tempio ad un monumento dedicato a Pitionice,infatti “l’affetto” d’Arpalo per questa baldracca lo spingeva ad avvolgerla nel fugore dei monumenti e in qualche modo beatificandola così dal disprezzo pubblico.
Horror vacui.
Tutti pieni di entusiasmo nell’attesa di andare a votare,questi che regnano sperano di rosicchiare consensi con mance e mancette,gli altri sperano che finisca almeno quella roba che chiamano migranti con porti a perdere e che si riempiono immeditamente in virtù di una forza fuori da ogni logica che non sia solo quella dei porti italiani.Tutti i Italia,un Italia che affonda ma che prende il solito brodo dell’ammalato da coronavirus tutte le mattine appena si sveglia.Così con la speranza di andare a votare si contano i giorni che saranno poi ,come in passato livellati da una politica “corretta” e corretta con regole ad oc,roba costuzionalmente valida s’intende.E,con roba costituzionalmente valida ed il braccino della magistratura le cose si aggiustano,si stabilizzano,s’ingoiano s’imbrogliano e si subiscono, come una medicina amara ma inutile alla salute.
Si sa che il popolo.
Si sa che in Roma dopo che il popolo ottenne di avere i suoi componenti eletti con quattro Tribuni di potestà consolare a cui potevano partecipare però anche i nobili,al momento del voto nessuno votò alcun loro rappresentante .Popolo che aveva “strepitato” e brigato,per avere suoi rappresentanti, quando si sa,ed è sufficiente che, per ottenere qualche posizione di potere occorre aquisire l’opinione del popolo.Insomma il mondo ,anche ,forse ,sopratutto in politica, è solo apparenza con ruoli interscambiabili,spesso commerciabili.
Le perle nere di Kella
Giulia Tofana è considerata la più famosa avvelenatrice seriale del Seicento, ma per alcune sue contemporanee fu probabilmente solo colei che seppe offrire una via di fuga da un matrimonio infelice o sgradito Nei secoli XVI e XVII, infatti, la condizione femminile era di forte subordinazione all’autorità maschile. E se nelle classi meno privilegiate le donne spesso lavoravano per integrare il magro bilancio familiare, nei ceti abbienti e nell’aristocrazia esse dipendevano anche economicamente dagli uomini, ed il matrimonio rappresentava l’unica scelta socialmente accettabile, a parte quella del convento. Vittime di matrimoni combinati con coniugi molto più anziani, impossibilitate a ricorrere al divorzio, in casi estremi le donne, spinte vuoi dalla disperazione, vuoi dal calcolo, cercavano di sbarazzarsi di un consorte indesiderato o violento in modo criminoso. È in questo contesto storico che Giulia Tofana visse e morì tragicamente. Era “ Figlia d’Arte” di Thofania d’Adamo, giustiziata il 12 luglio del 1633, con l’accusa di avvelenamento del marito Francesco. E così, orfana e priva di mezzi, ma dotata di bellezza e intelligenza, dopo aver venduto il suo corpo per sopravvivere, nel 1640 la giovane Giulia decise di mettere a frutto le proprie competenze e giunse alla creazione dell’acqua tofana, detta anche “acqua tufanica”, “acqua di Napoli”, oppure “Manna di San Nicola”, era una pozione velenosa che le fonti descrivono come insapore, incolore ed inodore. Della miscela sono noti gli elementi chimici: arsenico, piombo e forse belladonna, ma non le proporzioni. La mistura letale poteva essere propinata alle ignare vittime durante i pasti senza destare sospetti. La pozione ideale per un delitto perfetto, insomma. Era essenziale, tuttavia, somministrare il veleno quotidianamente a piccole dosi, affinché la vittima morisse solo dopo alcuni giorni e non in modo fulminante. Sull’acqua tofana Giulia costruì la sua fortuna, ma il “salto di qualità” della sua attività fu tuttavia casuale, e forse dovuto ad un passo falso, che rischiò di farla cadere nelle maglie dell’Inquisizione. Fatto sta che ad un certo punto Giulia abbandonò in fretta e furia Palermo, e insieme alla figlia Girolama Spera aiutata da un tal fra Girolamo, di cui era nel frattempo diventata l’amante, partì alla volta di Roma. La Tofana prese alloggio a spese dell’amante in una bella dimora nel rione Trastevere e, adattabile e brillante com’era, provò a lasciarsi alle spalle il passato: adesso indossava abiti raffinati, migliorava il suo linguaggio, ampliava la cerchia di amicizie. Fu probabilmente durante la conversazione con un’amica romana che l’astuta cortigiana intravide la possibilità di un rilancio dei propri traffici palermitani. Forse l’amica di un’amica, imprigionata in un matrimonio indesiderato, le fornì involontariamente lo spunto ed ecco che Giulia, improvvisatasi imprenditrice, offrì la soluzione per disfarsi del consorte, in un modo semplice ed efficace, ma costoso Procurarsi le erbe per la pozione non fu difficile, con un parente del suo amante frate speziale alla Minerva; il successo fu immediato, e in breve tempo Giulia mise su un piccolo impero, divenendo ricchissima. La vita di Giulia a Roma scorse senza grandi scossoni per circa un ventennio fino alla nuova svolta, fatale: una moglie pentita fece il nome della venditrice da cui aveva acquistato il veleno, e la Tofana fu denunciata per tentato omicidio. Giulia fu catturata e, sotto tortura, rivelò di aver venduto, veleno sufficiente a uccidere circa 600 uomini, tra il 1633 ed il 1651. Nel 1659 la Tofana, giudicata colpevole, fu giustiziata a Campo de’ Fiori insieme alla figlia Girolama, agli apprendisti e a un certo numero di mogli accusate di aver avvelenato i mariti, che furono murate vive a Porta Cavalleggeri, nel palazzo dell’Inquisizione.
Kella Tribi.
Sovrumano amore.
Sotto il fuoco incrociato di mille sentimenti che attaccano le membra provate da battaglie e mancanze, disarmai le mani pronte a crocefiggere le primavere della mia anima. Senza più le tue armi, quelle che regalasti impavida al vento per distruggerti con pioggia impazzita oltre la furia del mare, tutto è come pineta alla luce del mattino, colmo di sovrumano amore.
Francesca Pierucci.
Noi patrizi.
Non so se sia ancora di moda la nobiltà o qualche cosa che riguardi i titoli ,che tutti nascemmo senza titoli di testa o sottopancia televisivi,fu solo il tempo a dare queste etichette che ,anche nei più oscuri suscitano un brillio di occhi per cui alla fine son quasi tutti un po’ nobili,quando non dichiaratamente e spudoratamente detentori di un qualche passato decaduto titolo o sottopancia televisivo.La questione ,se si interroga la gente è ancora viva ,resta solamente assopita e desta sempre delle sorprese.Nell antica Roma il popolo,tutti noi insomma ,saremmo stati chiamati ai comizi al richiamo del suono di un corno di bue,mentre l araldo ,l araldo invitava i patrizi aggiungendo il nome del loro padre e fu così che naque il patriziato,l’essere patrizi dunque perché accompagnati e chiamati anche con il nome del padre (sempre incerto) per cui anche noi siam almeno patrizi oggi anche se ,anche se,qualche volta è la sola madre che viene indicata con oltraggiosi e distintivi,particolari volgari epiteti.