Biennale di Venezia n° 55.

Written By: bruno - Ago• 18•13

La lucida rassegna della Biennale di Venezia, n° 55,vero magazzino di Babele,di tutto di piu’,non poteva essere diversamente interpretato questo specchio del mondo occidentale,consumistico,e,mondialista,dominato dalle macerie,soppraffatto dallo spiritismo e da un religioso rituale da immaginetta(Santuario di Romituzzo).Il padiglione Vaticano,dico quello del cupolone di San Pietro,costato settecentomila euro,tutti erogati da sponsor, arranca dietro una discutibile  e “provvisoria”intrepretazione spirituale medianica-spiritistica.Macerie e macerie,immagine perfetta dei curatori che, hanno saputo quantificare,la merda ipnotica dei nostri giorni,fotografie rubate,di un mondo a brandelli e velleitario con le sue “enciclopedie” realisticamente autoreferenti e, temporanee,quantativamente avvelenato o narcotizzato dal suo “specchio” sradicato dalla storia.Fumettistici futuri,come quando gli americani sotterrano a New York libri e  oggetti della “loro cultura”,in attesa di una visita da parte di Nembo Kid o del signor Mandrake,probabili profetici emissari alieni di altre costellazioni,che non si capisce bene perchè debbano atterare proprio li’, a New York.Frattaglie,brandelli di una societa’ agonica che nel quotidiano pero’  si dedica sempre piu’ alla pornografia domestica,con la stessa intensita’,e la stessa passione che riversa in un malinteso  gusto per lo sport.Soldi,successo,sesso, imbandito da un brivido ricercato di tranquillante  piacere,forte come un elettrosok d’orgasmo,il resto ,non serve,non interessa.Peccato non sia stata esposta” La Gioconda”, come iconico,abusato simbolo-parolaio e orinatoio su cui pisciare,o i Dieci Comandamenti su cui defecare,in senso antropologico e acritico di massa s’intende.La Biennale doveva spingersi piu’ in la’, osare,osare,e ancora osare una iterpretazione piu’ corretta e semantica-messaggio  della societa’.Ci è sembrato  invece banale il lavoro del polacco Zmijewski con i suoi ciechi pittori,troppo evidente il rovescio che goffamente affonda nel semplice luogo comune,fedele interprete con sottintesi pubblicitari e di marketing,ma questo è il nostro mondo,la nostra cultura,i bisogni della nostra civilta’,Massimiliano Gioni ha messo in campo una corretta campionatura del nostro quotidiano,bravo Massimiliano.Una Biennale da vedere.Da sottolineare , nota curiosa,  non c’è nessun  piacentino,decimata la “massa” Sgarbi.

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