Uffa!La Ricci Oddi.

Written By: bruno - Lug• 23•19

Occorrono poche,poche parole per definire la scelta sciagurata di qualcuno nel mettere la Ricci Oddi dentro la Fondazione teatri,Fondazione che è sotto la lente per eccessive spese e accusata di clientelismo politico,con la loro motivazione che:”visto che la realtà li delude sotto ogni aspetto,non rimane che gettarsi sulle utopie amministrative che sono i sogni della ragion pratica.Le migliori utopie,secondo costoro sono solo quelle che possono far cessare in un attimo uno stato di cose esistente da molto tempo;vale a dire quello meno realizzabili.Anche se il vero punto è la conoscenza della cultura Ricci Oddi che non è solo semplice rappresentazione, ma tutto quel lavorio sulla materia che quel secolo ha impresso con notevoli risultati contiene importanti valori,notevoli,notevoli per chi li sappia vedere dentro e sopra la superficie.Mettendo la Ricci Oddi con la Teatri si vorrebbe una operazione burocratica sostenuta da qualche finanziamento al punto di confermare i soliti uomini del sistema quindi una minoranza che guida il tutto.Nel suo sprofondare nella preistoria l’arte,la così detta arte diventa la conchiglietta(merce) da barattare fra popolazioni senza civiltà,di quelle che prendono la conchiglia,quella conchiglia per oro colato quando sappiamo che così non è,e nessuno si prenderebbe una conchiglia come oro,ma così si fa nell’arte.Ho visto in questi giorni vendere un quadro bianco,tutto bianco riferendolo alla luce di Piero della Francesca,questo è linguaggio,questa è la parola che sostituisce la cosa.Ma,sopratutto quando,quando degli ignoranti siedono su sgabelli decisionali dovrebbero imparare a vergognarsi della loro ignoranza e nell’illusoria convinzione che le decisioni,tutte le decisioni che inseguono solamente il benessere materiale,non lo raggiungono mai e sono destinate ad essere sempre deluse.La Fondazione, organo e parlamentino capeggiato da un notaio e da qualche uomo del sistema sono e rimangono solo una minoranza,minoranza che prende parte a quell’unico benessere materiale destinato ad essere sempre deluso.

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