Romano Gobbi.

Written By: bruno - Feb• 17•20

Mi sum;così quel pomeriggio Romano,libraio ed editore in Piacenza cominciò il suo discorso con questo:”io sono” in forma dialettale.Poi ,dai i suoi occhi lucidi e neri, ammiccando con le sopracciglia continuò:forse un granei ad sabia,e mi guardò fisso di nuovo ,di nuovo ,con fare interrogativo se mi piacesse quel suo essere sentirsi :come un granello di sabbia.In s’na calara ad mota,lui si sentiva un granello di sabbia lungo un sentiero di fango.Forse un filein d’puar,continuò in dialetto,non un granello dunque,ma un piccolo,piccolissimo granello leggero di polvere.Ca s’leva in s’na strà bianca,un filo di polvere che vola si alza da una strada bianca-e fu qui che la voce, la sua voce divenne e si fece cupa d’improvviso ma poi continuò:sum gniint,non sono nulla:gnint a sum.Non sono nulla,niente sono.Cosi fini tutto il pezzetto e mi disse che voleva,voleva farlo scolpire,scrivere sul marmo bianco di Carrara per il suo sepolcro.Quando venne il suo giorno e lo portarono al cimitero Romano,Romano Gobbi editore e libraio in Piacenza sbagliarono anche la tomba e dovette aspettare,aspettare il suo turno ,aspettare che aprissero il suo sepolcro e fu allora che mi ricordai del poeta, Romano,il poeta quando recita quando scrive:dormi,riposa,muore anche il mare.

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