Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Ott• 19•24

Dopo mezzo secolo il caso di Cristina Mazzotti, la prima donna vittima di sequestro in Italia, viene riaperto. Quattro persone vanno a giudizio con l’accusa di omicidio. Si tratta di coloro che furono gli esecutori materiali del rapimento che tenne in scacco tutta in Italia nell’estate del 1975.
Era il 1° luglio, Cristina, figlia di una benestante famiglia di Eupilio (Como), rientrava dopo i festeggiamenti per il diploma. Si trovava sulla strada di casa, quando l’auto su cui viaggiava fu fermata e la ragazza prelevata a forza dai rapitori. Cinque miliardi di lire la richiesta di riscatto, una somma irraggiungibile per la pur agiata famiglia Mazzotti, che si adoperò con tutti mezzi per mettere insieme il denaro che gli avrebbe permesso di riavere l’amata figlia a casa.
Nel frattempo Cristina veniva tenuta segregata in condizioni disumane, praticamente sepolta viva in una buca nel terreno, cementata e sigillata, nei pressi di Castelletto Ticino. Due metri e mezzo di lunghezza, poco più di un metro e mezzo di profondità, niente aria, niente luce, solo un sottile tubicino di plastica le permetteva di respirare. Morì soffocata quando la famiglia aveva già versato metà del riscatto. Il suo corpo senza vita fu ritrovato un mese dopo, abbandonato in una discarica a Galliate, in provincia di Novara.
Negli anni successivi vennero condannate tredici persone per quel crimine, ma i veri responsabili, tutti esponenti di ‘ndrangheta, rimasero nell’ombra, protetti da un muro di omertà. Nel 2006 un’impronta sul parabrezza dell’auto del sequestro conducesse a uno degli esecutori materiali, Demetrio Latella, che, fermato, fece i nomi dei complici, Giuseppe Morabito, Giuseppe Calabrò e Antonio Talia. Ciononostante, il fascicolo venne archiviato nel 2011.
La fine sembrava scritta quando, dopo quasi mezzo secolo, grazie alla determinazione dell’avvocato Fabio Repici, il caso di Cristina Mazzotti è stato riaperto. Gli imputati, vecchi uomini di un’epoca di sangue e paura in cui si moriva nelle mani di avidi carcerieri improvvisati per ingrossare le finanze delle organizzazioni criminali, oggi sono tutti ultrasettantenni.
Ma non sarà certo il tempo passato, ad assolverli.

Kella Tribi.

Sinwar.

Written By: bruno - Ott• 18•24

Sinwar morto,gran cagnara nel mondo dell’informazione,chi la vuole cotta chi cruda, Sinwar era un mascalzone e si è messo orgogliosamente in mostra per questa sua “qualità” ma, questa qualità l’ha liquidato.La guerra non finisce,qualcuno sperava continuasse con a capo il morto Sinwar,continuasse,ma, questo ci dice che tutti coloro che son saliti in vetta del terrorismo,verranno presi-a quanto pare-ad uno ad uno ,nello stile di Israele:ad uno ad uno ineluttabilmente presi.

Persone.

Written By: bruno - Ott• 17•24

E’ l’economia:quando si parla di economia non si parla solo di numeri,ma di persone:dietro,o,dentro ogni economia ci sono delle persone,spesso dei poveri “cristi”.Ed è l’argomento del giorno,perpetuo e,davvero- di fatto-insolvibile e insolubile,argomento annoso, problema che ogni opposizione tira in ballo contro le pezze di governo da anni sotto accusa.Una polemica di maniera e,aggiungerei facile-ci vorrebbe qualche cosa di più impegnativo- con quel che prendono in parlamento:e sarà anche populista e semplice scrivere così,così e scoprire , scoprire che dietro i numeri ci sono “solo” e sempre delle persone.

Ricordo.

Written By: bruno - Ott• 17•24

Ricordo la sensazione di quando ho cominciato ad avvertire che dentro a me qualcosa di diverso da me cominciava a dare segno di sé.Uguale sensazione per i due figli in gravidanza. Sensazione unica, indescrivibile. In parallelo sapevo che lui/lei stava attingendo da me le sensazioni del mondo esterno nel quale si preparava a vivere. Umano negare uteri in affitto. Disumano far sentire fin dall’inizio il rifiuto di una propria madre come a dire: ora sei qui ma tra poco sloggi.Potrebbe poi recuperare , per carità,forse. Non è però detto che non gli rimanga qualcosa di tale non amore, non fiducia nella vita.

Paola Mars.

Io credo.

Written By: bruno - Ott• 16•24

Che volete:il mondo è un gazzabuglio di cose o,”cose”.Non c’è punto fermo,ognuno ha giustamente o,ingiustamente il suo,ed il suo,il suo non è detto sia un qualche cosa a proposito di giustezza.Meglio lasciar cadere la cosa e ragionar:se ragionare si può con passione come il pasticcio di parole che fa l’Ariosto :”io credo ch’ei credette ch’io credo”.Così va il mondo,ed ogni cosa che ognuno incredibilmente fermamente crede ,di dire.

Spegnere.

Written By: bruno - Ott• 15•24

Le cose,quando si allungano si confondono e non si vede più nè principio nè fine:la fine.Così Israele ,Hamas che qualcuno fa finta di non capire,altri non capiscono o,non vogliono proprio capire.Tutta questa tiritera di sangue è scritta e dettata da Hamas,che fra l’altro ha buon gioco-di massacro- nel dire la “sua”:infatti quando si parla di Hamas lo si chiama e confonde con Palestina-un nome-Palestina- che ha dato Erodoto a quelle terre- Palestina e Hamas:popolo palestinese e Hamas sono due “popoli” che Hamas usa e unisce nell’indifferenza generale,facendo dimenticare i “prigionieri” ,le vere prime vittime che hanno incendiato il paese e che nessuno ,proprio nesuno,soptratutto Hamas non ha alcun interesse o voglia di spegnere,volendo cancellare Israele:per questo quando le cose si allungano questa storia si può leggere anche al rovescio.

La gatta miagola.

Written By: bruno - Ott• 14•24

La storia della gatta miagola e della cicuita fra Israele e Hamas:che da tutti,comunque da molti non sia conosciuta la vera storia della gatta miagola è probabile:cercatela, se la trovate è una filastrocca d’altri tempi.Hamas ha gli “ostaggi” e non li molla,si infiltra sotto i confini Onu,e va bene così,spara giorno e notte su Israele,e:e va bene così.Molti anche israeliani allarmati protestano con Bibi,contro Bibi,le cose in Israele non vanno per niente bene,per Israele-comunque- deve deciderle Hamas,insomma:ci sono anche un sacco di morti,questa è la storia vera-credetemi- della gatta miagola e della cicuita.

W il fallo.

Written By: bruno - Ott• 13•24

A Napoli hanno eretto il loro cazzone,un cazzone alto non so quanto ,ma alto che si veda,e lo si chiami anche “monumento”.Non è difficile trovare fra vie della dissepolta Pompei cazzi beneauguranti antichi sulle porte di quelle case.Erano-quelli- contro la sfortuna,se ricordo bene ma, questo “nuovo”,nuovo di pacca, nella patria di Bonito Oliva dovrebbe essere anche,spratutto scaramantico:si vede che ne hanno tanto bisogno.

Banche & banche.

Written By: bruno - Ott• 12•24

Queste banche, hanno dei bellissimi sistemi di sicurezza per chi deposita dei soldi,bellissimi:sopratutto sicuri.Anche l ultimo impiegato può mettersi comodamente sul computer e passare ore-invece di lavorare-passare giorni,sui conti correnti di chi sostiene la banca con i suoi risparmi,ma ,sopratutto con la sua fiducia.

Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Ott• 12•24

Polly Hanna Klaas, dodici anni, è stata la vittima di uno dei casi di cronaca nera che hanno colpito più profondamente l’America. La ragazzina viene rapita in casa a Petaluma, durante un pigiama party con le amiche. Il suo aguzzino, Richard Davis, un molestatore di bambini verrà arrestato due mesi dopo.
L’anno è il 1993, lo scenario la popolosa città di Petaluma, sulle coste della California. La notte in cui la tragedia va in scena, Polly, allegra e vivace dodicenne, ha organizzato un pigiama party a casa di sua madre, con la quale vive dal divorzio dei suoi genitori.
Giochi da tavolo, popcorn, gelato e film in vhs da guardare alla TV sono il programma della serata. Le amiche Kate e Gillian si aspettano entrambe uno scherzo, un trucco di qualche genere prima di Halloween. A Polly piacciono gli scherzi. Come nel più classico degli horror, dal buio della casa appare uno sconosciuto armato di coltello. Lui si chiama Richard Allen Davis, è un pregiudicato e molestatore di bambini. Le porte del carcere per lui si sono aperte sei mesi prima, quando gli hanno concesso la libertà sulla parola. Ma questo purtroppo non è un film e Davis passa dalle minacce ai fatti. Dopo aver incappucciato le ragazze con delle federe, si allontana con la piccola Polly.
Il giorno seguente Polly Klaas è la ragazza scomparsa più famosa dello stato. Il suo volto è sui cartoni del latte con la scritta missing, il suo nome in rosso scorre rapido nei flash dei notiziari, ogni mezzora. Eve Nichol e Marc Klaas, i genitori, organizzano una battuta di ricerche sul territorio, al loro fianco ci sono quattromila volontari. Intanto la polizia ha avviato una delle più importanti indagini per rapimento, avendo tra le mani un identikit del sequestratore e un’impronta digitale rilevata nella casa dei Klaas. Il 30 novembre 1993, durante una normale attività di pattugliamento delle strade, la polizia lo ferma. Avrebbe potuto cavarsela con qualche mese di carcere, come un qualunque criminale di mezza tacca, se uno degli poliziotti non avesse avuto intuizione: “Ma è l’uomo dell’identikit!”.
Riconosciuto, Richard Davis prova una sorta di compiacimento. Quattro giorni dopo accompagna la polizia in un campo vicino a Cloverdale. È lì che viene scoperto il corpo seminudo della piccola Polly. È lì da mesi, irriconoscibile, tanto che il medico legale incaricato AJ Chapman, non può stabilire se ci sia stata violenza sessuale, ma conclude, confermando il racconto di Davis, che è stata strangolata con un pezzo di stoffa. Ha scelto Polly a caso e senza una ragione ha deciso di strapparla alla vita e alla sua famiglia. Davis viene condannato alla pena capitale.
Da allora è nel braccio della morte. A Petaluma, la casa in cui un tempo viveva Polly Hannah Klaas sulla Fourth Street di Petaluma è stata ridipinta di rosso. Una staccionata bianca e un traliccio ricoperto di rose ora delimitano il marciapiede dove il suo assassino è stato visto in agguato. Dalla morte di Polly, Marc Klaas, suo padre, amministra una fondazione senza scopo di lucro che assiste le famiglie dei bambini scomparsi. Lo scopo della sua vita, da allora, è impedire che quello che è successo alla sua famiglia accada ad altri.

Kella Tribi.