Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Gen• 04•25

“C’è un gatto che miagola dentro una 127 in viale Pola”. Al metronotte in servizio la sera del 29 settembre 1975, a Roma, la voce di Donatella Colasanti, rinchiusa dentro il portabagagli dell’auto insieme al cadavere della sua amica, Rosaria Lopez, non era neanche sembrata umana. Fu una sorpresa e uno shock, una volta aperto il portellone scoprire chi c’era veramente dentro quell’auto. Donatella, nuda e sanguinante, venne abbagliata dal flash di una macchina fotografica, di fronte il capannello di curiosi. Era viva, era sopravvissuta alle sevizie e alle torture di tre piccoli criminali della Roma bene che giocavano a fare Arancia meccanica, era stremata e sconvolta, ma da quel momento in poi le spettava la seconda vera prova dopo le 36 ore di violenza nella villa del Circeo. La vera prova, quella più difficile sarebbe stata dimostrare a tutti di essere la vittima. Di non essersi messa nelle mani del lupo, di non essere stata sprovveduta, irresponsabile, di non aver provocato. Più di ogni altra cosa, essendo una giovane donna di estrazione popolare contro tre ricchi pariolini, da quel momento in poi avrebbe dovuto dimostrare a tutti di non essersi consegnata a quell’incubo, accettando l’appuntamento con Izzo, Ghira e Guido, per la smania di migliorare la sua condizione sociale. Di non essere finita nelle mani di tre sadici torturatori e assassini, per rincorrere il sogno di una vita migliore. L’arrivismo sociale vero o presunto, agli occhi dell’opinione pubblica di quegli anni, pareva ancora più grave del massacro messo a segno dai tre. Dal ricovero in ospedale fino alla sentenza, a Donatella Colasanti, 23 anni, sarebbe stato chiesto tutto e il suo contrario. Uno sforzo titanico per una donna spezzata nel corpo e nell’anima. Muore il 30 dicembre 2005 all’età di 47 anni per tumore al seno.
Oggi Andrea Ghira “dovrebbe” (nulla si sa di certo) essere sepolto in Marocco, Gianni Guido dal 2009 e tornato libero per buona condotta, Angelo Izzo sta scontando due ergastoli nel penitenziario di Velletri
Questo, oltre la violenza, è stato il Circeo.

Kella Tribi

Rivivere.

Written By: bruno - Gen• 03•25

E pensare che molti vorrebbero rivivere,rivivere per mai morire,mentre si affannano e corrono,corrono verso un incerto futuro:quando il futuro è solo il loro presente e,per rivivere ,come scrisse qualcuno è guardare le cose come una volta:questo è rivivere.Purtroppo, rivivere un qualsiasi passato per molti è cosa orribile per cui è meglio non rivivere.

Il gusto.

Written By: bruno - Gen• 02•25

Non occorre citare Bismarck per affermare che la politica non è una scienza esatta ,adattabile come è come si trova.Facile quindi metterci mano,o le mani in pasta,che,come la pasta infatti è duttile all’impasto e o al rimpasto per renderla gradevole o ributtante secondo i palati e i gusti che,oramai la politica è solo questione di gusto o,se volete di gusti.

Uomini & donne.

Written By: bruno - Gen• 02•25

Capisco che le donne frivendichino uguali diritti nei confronti degli uomini ma perchè volere essere uomini quando molti stessi uomini fanno di tutto per assomigliare alle donne.

Paola Mars

Difetti.

Written By: bruno - Gen• 01•25

Se non avessimo dei difetti non proveremmo tanto piacere a trovarli negli altri-così Rochefoucauld nelle sue massime ci invita ad iniziare una nuova giornata,fredda,ma piena di sole.

Il morbo.

Written By: bruno - Dic• 31•24

Mollare gli ostaggi in Israele:vogliamo parlarne?Così si fa il “gioco” tragico di Hamas,e, Hamas,Hamas sapeva e sa che con quegli “ostaggi” in mano scatena l’inferno a cui Hamas stesso tiene accesa la fiamma,la fiamma,giorno per giorno:ma vogliamo davvero,un gesto di buona volontà,contro il calcolo di Hamas:Hamas il cinico?Quello che ha infettato e dilaga a Gaza è il morbo,un morbo solo:il morbo Hamas.

Cecilia Sala.

Written By: bruno - Dic• 30•24

C’è da restare basiti,perlomeno perplessi quando si pensa a Cesare Beccaria e il suo scritto dei delitti e delle pene:salutato -allora-come importante manifesto per la giustizia.La giustizia,la giustizia nel mondo va in altro modo e,si scrive in altri termini che ricordano piuttosto la ghigliottina a vapore del Giusti se si pensa che in Iran:in Iran dove hanno messo in galera Cecilia Giusti ne ammazzano più di uno al giorno:pardon “giustiziano”,più di uno al giorno,essendo le pene capitali più di 774 all’anno,ed essendo l’anno composto appena di 365 giorni, e questo,questo :solo per quel che riguarda l’Iran.

Storie & storie su Calendasco.

Written By: bruno - Dic• 29•24

Difficile esimersi da una qualche considerazioni su”Chronicon” un libro scritto a quattro mani su Calendasco.La prima cosa che colpisce è l’atttribuzione al Perletti di un ciclo francescano e sottolioneo ciclo, che si trova nella parrochiale di Calendasco:ciclo non dipinto dal Perletti-vedasi un suo quadro che si trova nella chiesa di San Antonio- ma imbrattato,dal Perletti, come si usava un tempo restaurare l’antico.Poi tocca a San Corrado:mai stato nel castello di Calendasco e chi lo dice ,lo dice Fiori:contraddicendo così quello stabilito dalla chiesa:ma sopratutto dalla storia.Nel territorio di Calendasco poi,c’era uno xenodochio:si c’era, ma era in località Campadone e,ciliegina sulla torta ,San Rocco è morto a Sarmato.Molto probabilmente gli autori di Chronicon hanno letto la Sanroccheide di Don Bagarotti nel cinquecento,perchè su San Rocco:ripeto su San Rocco gli unici documenti esistenti dichiarano:che venne cacciato da un Hospitale-perchè disturbava- e venne da queste parti ,punto.Il resto riguarda la Sanroccheide che nulla ha a che fare con le vicende-magre- e storiche dell’epoca scritte da don Bagarotti nel milleecinquecento.Occorre a questo punto concludere-se una conclusione occorre fare-concludere che Chronicon-bello il tiolo,sopratutto ambizioso-poco ha che fare con la storia ,essendo una sfilza di documenti,sopratutto ipotesi-nei punti segnalati errate- non sottoposti ad alcun vaglio critico:documenti e ipotesi che lasciano il tempo che trovano nel loro negazionismo astorico.

Chronicon,Calendascco.

Written By: bruno - Dic• 28•24

Leggendo Chronicon il libro scritto,secondo l’intestazione da Maria Anonietta Massari e Don Fabio Galli.Alcune cose saltano all’occhio,vistose e inutili:inutile la citazione del negazionista Fiori(San Corrado),che era con Don Ponzi un semplice provocatore, e,ancora, i quadri nella chiesa di Calendasco (ciclo San Franceso) attribuiti secondo gli autori al Perletti,a cui l’appassionato di pittura ,Perletti appunto, ha rovinato con un pesante “restauro” e messo tanto di firma rosso pomodoro al suo delitto e che non sono,ripeto non sono, del Perletti(Arisi).Colpisce ancora la lunga citazione dei Confalonieri,con tanto di stemma nel castello di Calendasco (documenti Umberto Battini),pur tuttavia dichiarati-i Confalonieri- mai residenti nel castello.Insomma un libro interessante ma rovinato da vistose ammaccature appunto astoriche di cui,quelle a sproposito di Giorgio Fiori, non si produce a riguardo alcun documento e gli si da un inutile-provocatorio- spazio astorico.Altra chicca “storica” è che San Rocco muore a Sarmato (sic).

Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Dic• 28•24
Cristina Palazzani, 16 anni, fu uccisa dal fidanzato Antonio Castigliano, di anni 25. Venne ritrovata senza vita il pomeriggio del 2 agosto 1992, in una carraia appena fuori Parma, nella frazione di Viarolo. Era morta da un giorno, forse due
“Venite a prendermi, ho ucciso una persona” disse Castigliano alla centrale operativa di Parma. I Carabinieri e gli infermieri giunti sul posto, non poterono far nulla per la ragazza, mentre trovarono il giovane stravolto, intontito, gli occhi fissi e allucinati, sporco e sudato.
Cristina e Antonio si erano conosciuti terminate le medie, lavoravano entrambi in una pizzeria di Trenzano, un paese della bassa bresciana, dove lei viveva con la famiglia. Lui era nato a Bacoli, in provincia di Napoli, ma risiedeva a Leno nel Bresciano, non molto distante da Trenzano. Andò tutto bene finché lui non divenne consulente finanziario: il suo improvviso benessere aveva insospettito la famiglia di lei.
Cristina voleva aspettare almeno il diciottesimo anno per sposarsi, ma lui voleva fare le cose in fretta, voleva farla diventare sua moglie e la sua segretaria. I genitori di lei però non erano tranquilli, ricevevano telefonate e a volte anche visite da parte di alcuni creditori. Quindi l’8 luglio il giovane escogitò una fuga d’amore, la cosiddetta “fuitina”, e scappò insieme alla fidanzata.
Per accelerare il matrimonio o la prima violenza sulla ragazza? Che comunque telefonò ai genitori dalla Svizzera, dicendo di stare bene, di alloggiare in un grande albergo. La ragazza venne invece rintracciata a Bologna il 28 luglio e rimandata a casa.
Il venerdì successivo, 31 luglio, Cristina ebbe soltanto il tempo di vedere per l’ultima volta la figlia in vita mentre sfrecciava via su una Fiat Uno bianca guidata dal Castigliano, l’auto dove poi la malcapitata aveva trovato la morte, strangolata con la cintura di un accappatoio, il 25enne vegliò sul corpo esanime e tentò un patetico suicidio con gli antibiotici
Sembrava un bravo ragazzo, si faceva voler bene, ma evidentemente così non era. Negli ultimi tempi stava addosso alla povera Cristina, l’aveva convinta a lasciare il coro dell’oratorio, la squadra di pallavolo. Lei timida, forse succube, lo aveva assecondato. Il giovane si sarebbe pure messo in guai finanziari, qualcuno parlò di assegni falsi.
Dopo il fermo, difeso da un avvocato d’ufficio, Manfredo Lazzerini, rimase nel carcere di San Francesco, prima della convalida dell’arresto da parte del magistrato di turno.‍
Ad oggi non si conosce l’esito giudiziario dell’inchiesta che ai tempi fu avviata nei confronti del presunto omicida.
Kella Tribi.