Durigon e il duce o,il fratello del duce Arnaldo ,a cui era intitolata un località e a cui Durigon desidera ripristinare l’antica dedica al fratello di Benito Mussolini.Parrebbe una questione di lana caprina,anche perchè si è scatenato il dibattito:mafia si mafia no,volendo cancellare la dedica ai due prestigiosi ed eroici giudici antimafia.Già così si annuncia e si annunciava ;visto i personaggi ,la densità del conflitto,per cui qualcuno evoca anche Pasolini e il fascismo,o post fascismo che si sarebbe instaurato all’insegna del divertimento e dell’agiografia,quando ;un sottofondo di post fascismo circola anche in qualche regime democratico come il nostro connotato da un suprematismo sovietico prima maniera,suprematismo all’insegna del volemose bene(a parole) ma,denso di divieti,dinieghi e ordini perentori che sprofondano in un preistorico decorativismo artistico anche culturale all’insegna del politichese più scorretto o correttamente corretto.Che Durigon sollevi polemiche inopportune è ovvio,specialmente quando si tratta di scomodare due personaggi come Falcone e Borsellino,con tutto quel che ne consegue ma;per tagliare la testa al toro e per ripristinare i diritti di tutti ,basterebbe lasciare l’intitolazione ai due giudici antimafia,e scrivere sotto ex Arnaldo Mussolini.
Bambino ebreo conteso.
Ed eccoci,davanti al caso del bambino ebreo superstite,unico superstite della tragedia che riguarda la funivia ora conteso.Parenti che risiedono in Israele lo dicono loro e,quelli residenti in Italia e che lo hanno già con loro dichiarano quella richiesta illegittima:si ritorni a Salomone e,per il bambino conteso,a colui che vuole tagliarne una metà venga negato.
L’invasione dei “peni”.
Non poca la meraviglia fu,quando un signore attempato al bar si mise ad apostrofare la Morgese per tutti quegli sbarchi dall’Africa.Chi se la dava di gomito,chi strizzando gli occhi accompagnando con smorfie incredibili e,sottolineava quel commento;veramente i commenti furono più d’uno e nessuno pareva di un qualche senso sopratutto quando il vecchio esclamò:basta con tutti questi peni che entrano in Italia.Al che ,un altro signore si mise a rimuginare che non erano solo “peni”,ma anche donne e bambini quelli che approdavano alle nostre coste.Ma quello:il signore , continuò con i suoi peni invasori del patrio suolo,quasi fosse un priapista in forma maniacale che si esibisse per l’occasione al bar del paese.Al che;una signora;una signora,fra il riso e lo scherno disse:ma cosa gli hanno fatto infine tutti questi peni stranieri per renderla così scalmanato-e nello stesso tempo indicando agli altri che forse ,al signore ,forse gli mancava anche qualche rotella;roteando l’indice ,l’indice alle tempia per accompagnare anche mimicamente e in modo comico la sua affermazione.E fu allora,solo allora che il signore che portava con agilità il suo carico d’anni girandosi,con aria di sufficienza sentenziò:Peni:ignoranti “italioti” si dicevano un tempo i Cartaginesi chiamati così dalla loro patria Phoenice,ed uscì,come un attore esce dal palcoscenico, senza pagare nemmeno il caffè
Sulla materia.
La materia agisce come quello che accade nella scuola di Atene -simultaneità del tempo-o del Parnaso che rappresenta in un unico gruppo tutti i filosofi o tutti i poeti.E’ vero che in realtà non si sono mai riuniti tutti in unica sala o in cima ad una montagna,ma certamente formano un gruppo concettualmente,gruppo descritto per di più dalla materia-traslata-colore; quella che è rimasta impressa nella storia preistorica del bambino e che la fa ancora elemento del sé (io)vivo e vegeto ,per cui,come materiale pregiato agisce e si stempera privo di ogni censura,disubbidendo così alle regole del pensiero vigile .Questo lo fa ancora più prezioso per lo studio dell’arte e del carattere di chi lo stende,della sua capacità di sublimazione ,e ,rimane decisivo osservare nel suo procedere un qualsiasi tentativo di dare “vita”,o di come liberamente intende costruirla dominato da questo elemento-materia-preistorico-privo di ogni resistenza,o censura.
L’arte è la sua materia.
Se il nostro comune e sobrio metodo di espressione viene sostituito da un metodo pittorico,la nostra comprensione si arresta,sopratutto perchè la materia dell’arte non ci dice mai se i suoi elementi devono essere interpretati letteralmente o in senso figurato o se si collegano direttamente ai “pensieri” dell’arte o attraverso una qualche mediazione di fraseologia interpolata-letterariamente-Occorre quindi aggiungere che per l’ambiguità della “ materia” che viene usata (essendo collegata all’io e quindi magicamente alla vita ),questa non è fatta -messa in esecuzione -con l’intenzione di essere compresa che,qual ora si dovesse intraprenderne il senso di un qualsiasi significato si troverebbero tali e insuperabili difficoltà come se ne potevano incontrare ,prima della stele di Rosetta nella lettura degli antichi scritti geroglifici.
Nantes.
Assassinato a Nantes Padre Marie,assassinato secondo i canoni delle fede cristiana e,in nome del Vangelo;morto per le ferree leggi che professava per cui è degno del cielo e del paradiso che professava: l’amore e la tolleranza verso tutti.Piace comunque pensare :come in tutte le cose all’inverso,rovesciando sopra altri sacerdoti e altre religioni una condotta così coerente o perlomeno così piena d’amore fino al sacrificio sia da me del tutto sconosciuta.Spiace pensare che così purtroppo non accade, essendo molte altre religioni votate all’assassinio dell’infedele come garanzia per salire in un qualche diverso paradiso.
Addio Afganistan.
Addio Afganistan;dopo anni e anni di guerra si lascia tutto quel mucchio di sangue ai talebani,che raddoppieranno il sangue con nuovo sangue,sangue di chi si è fidato,di chi ha creduto in un Afganistan diverso,forse più libero,se non più libero,almeno più umano.Finita ,finito il macello con un macello,ora,forse domani,quell’Afganistan e suoi protettori dovranno scendere a più miti consigli,magari formali ma,all’apparenza almeno miti,presentabili;ipocritamente,politicamente digeribili grondanti però ,ancora sangue.
Portunno.
Per l’ennesima,petulante volta vorrei dire ma,sopratutto ribadire,chiarire che non c’è nulla da ridire su questi supposti sventurati che sbarcano senza passaporto nè permesso alcuno e,se c’è quache cosa da ridire riguarda proprio i documenti per l’espatrio che tutti gli stati fanno osservare ma che questi non hanno.Bene ,detto questo e,per sgombrare il campo ad ogni feroce accusa di razzismo occorre anche aggiungere che questi,questi senza documenti rischiano di sedersi ,un volta entrati ad una tavola di miserie che è poi quella che concedono loro e,a molti di noi, questi ricchi Epuloni raggianti di bontà.Un tempo i romani veneravano Portunno:dio dei porti e,la sua festa si celebrava il 17 Agosto,oggi,questi ineffabili contemporanei non conoscono e ricononoscono nessun dio,nemmeno quello dei porti,porti ,che non son sorvegliati oggi: nemmeno da un guercio potinaio.
La masturbazione.
Pare che il gioco,quello delle carte abbia a che fare con la masturbazione,quindi un perverso meccanismo di coazione a ripetere se si sostiuisce alle carte;che quella vera non fa nessun danno ma, che,se applicata al “gioco” c’è da diventare cechi dalla miseria.L’inventore pare fosse stato:del gioco delle carte,un pittore-e non poteva essere diversamente-Giacomino Gringoneur verso la fine del trecento,anche se,si legge,in un manoscritto del Tiraboschi e,nel dizionario della Crusca che,nel 1295 fosse già diffuso questo gioco(che quello della masturbazione è certamente più antico) e che fosse;molto probabilmente un invenzione asiatica come quella degli scacchi.
Le perle nere di Kella.
Lucia Mantione, Lucietta per gli amici, morta soffocata durante una tentativo di violenza sessuale quando aveva tredici anni. Accadde in Sicilia, a Montedoro, paesello di mille e quattrocento anime della provincia di Caltanissetta.
In un piovoso pomeriggio invernale Lucia uscì per andare a comprare una scatola di fiammiferi. A casa però non tornò mai.
Trovarono il suo corpo in un casolare a un chilometro dal paese, lì dove il suo aguzzino lo aveva lasciato senza riguardo. All’epoca il parroco negò i funerali a Lucietta, perché non se n’era andata in pace, come voleva Dio. Neanche fosse colpa sua, neanche dovesse essere lei a portare lo stigma della colpa per le barbarie subite e non il suo assassino. Che non è mai stato preso.
L’ipotesi più condivisa parlava di un tentativo di violenza respinto e culminato con la morte per soffocamento. Giravano anche voci sull’identità dell’assassino, ma l’indagine dei carabinieri si dovette scontrare con la paura e il silenzio.
Per questo dopo sessantasei anni la famiglia ha chiesto la riesumazione del corpo per ulteriori accertamenti, tra cui l’esame del DNA su eventuali tracce. In quest’occasione Montedoro ha chiesto di poter celebrare i funerali negati nel ’55, nella parrocchia di Santa Maria del Rosario.
Quando Lucia Mantione venne brutalmente uccisa aveva solo 13 anni e ne ha dovuti aspettare 66 per avere finalmente un funerale e per trovare ‘pace’. È la storia di Lucia Mantione, conosciuta come “Lucietta”, strangolata il 6 gennaio 1955 durante un tentativo di violenza.
Kella Tribi