Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Apr• 24•20

Noemi Durini, 16 anni, di Specchia (Lecce) la sera del 3 settembre 2017 non rientra a casa. I genitori denunciano la scomparsa dopo 3 giorni, considerato che già altre volte si era allontanata dalla famiglia, che non approvava il suo rapporto con il fidanzato, il 17enne Lucio Marzo. I genitori avevano sollecitato più volte Noemi a non frequentarlo. Lucio era conosciuto da tutti come un ragazzo violento. Il rapporto tra i due fidanzatini era turbolento, ma Noemi si era invaghita di quel giovane che ogni giorno lasciava Alessano per raggiungere la cittadina della sua fidanzatina, a otto km di distanza. La tragedia era forse annunciata: l’ultimo post condiviso da Noemi su Facebook fa venire i brividi: «Non è amore se ti fa male. Non è amore se ti controlla. Non è amore se ti fa paura di essere ciò che sei. Non è amore, se ti picchia». Il 13 settembre 2017 viene arrestato Lucio Marzo; il ragazzo durante l’interrogatorio confessa l’omicidio della fidanzata e indica ai carabinieri il luogo in cui ha nascosto il cadavere: sotto un cumulo di pietre a San Giuseppe di Castrignano del Capo, a pochi chilometri da Santa Maria di Leuca. Spiega di averla uccisa con una pietra e di aver poi sepolto il corpo tra i sassi. L’autopsia rileva che Noemi è stata prima picchiata a mani nude e poi accoltellata alla nuca e seppellita mentre era ancora viva: sarebbe dunque morta per asfissia. Il giorno dopo l’arresto, mentre esce dalla stazione dei carabinieri Lucio Marzo sfida con gesto spavaldo alzando la mano destra in segno di saluto, la gente che gli fischia contro e lo insulta I presenti tentano di aggredirlo nonostante il cordone di sicurezza. Ad aprile i Ris trovano il Dna di Lucio sotto un’unghia di Noemi. Dopo la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini della Procura minorile, risulta l’unico indagato. Viene accusato di omicidio volontario con le aggravanti di aver commesso il fatto con premeditazione, per motivi abietti e futili e di aver agito con crudeltà. Il tribunale per i minori di Lecce rigetta la richiesta di messa in prova, perché sono assenti segni di ravvedimento nel ragazzo. Il 2 ottobre 2018 il pm Anna Carbonara chiede per il ragazzo una condanna a 18 anni di carcere oltre ad un altro anno e mezzo per reati collaterali. Il 4 ottobre il Tribunale dei Minorenni di Lecce condanna Lucio Marzo a 18 anni e 8 mesi di reclusione. Per buona condotta potrebbe essere rilasciato all’età di 35 anni, con tutta la vita davanti per scorrazzare sulla terra, mentre la sua povera ragazza è a un metro sottoterra.

Kella Tribi

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