Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Mar• 30•24

Quella di Fortuna Loffredo, “Chicca”, è una delle storie dannate che arrivano dalle periferie: comincia il 24 giugno 2014, quando la bimba, 6 anni, viene ritrovata senza vita ai piedi di uno dei palazzoni del Parco Verde di Caivano. È caduta da uno degli appartamenti ai piani alti. Inizialmente sembra un incidente, ma gli investigatori non mollano la presa, non chiudono il caso. Anche perché da quello stesso palazzo appena un anno prima, il 28 aprile 2013, è caduto un altro bambino, Antonio Giglio, tre anni
Fondamentale l’autopsia: emerge che Chicca è stata stuprata, ma oltre alle ferite recenti ci sono quelle già cicatrizzate e le lesioni visibili ad occhio nudo, segno che la bimba era vittima di abusi da almeno un anno. Emblematiche le parole del medico che si occupò degli esami: “Mai visto tale scempio su una bambina in 46 anni di attività”. I giorni successivi per gli inquirenti sono come scavare a mani nude nell’inferno.
Il sospetto iniziale è che Fortuna sia rimasta vittima di un giro di pedofili, nel palazzo vengono installate microspie, il sospetto è che in molti sappiano ma che nessuno voglia parlare. Poi le indagini si concentrano su Raimondo Caputo, detto Titò, convivente di Marianna Fabbozzi, la madre di Antonio Giglio. Determinanti la testimonianze delle figlie della donna, che riferiscono di ripetuti abusi sessuali da parte del compagno della madre.
In particolare una di loro, che all’epoca ha 9 anni, dice di avere visto Chicca che scalciava mentre Caputo cercava di violentarla. Nel luglio 2017 Caputo, che si è sempre professato innocente, viene condannato all’ergastolo; la pena viene confermata in secondo grado un anno dopo, nel luglio 2018.
L’oratorio della chiesa di San Paolo Apostolo, nel Parco Verde di Caivano (Napoli), sarà intitolato a Fortuna Loffredo, la bimba stuprata e uccisa a Caivano il 24 giugno 2014. Lo ha annunciato tramite i suoi canali social il parroco, don Maurizio Patriciello, specificando di averne parlato con la madre, Mimma Guardato, e di avere ottenuto da lei l’assenso: “Sia lei l’angelo custode dei nostri bambini”, scrive il sacerdote su Facebook.

Kella Tribi

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