Le perle nere di kella.

Written By: bruno - Gen• 27•24

Barbara Bartolotti, donna palermitana il 20 dicembre 2003, all’età di 29 anni, incinta del terzo figlio, venne colpita con quattro martellate, una coltellata all’addome e data alle fiamme. Ad aggredirla un ex collega.
La donna, che era sposata e mamma di due bambini, lavorava come contabile in un’impresa edile. Tra i suoi colleghi c’era un giovane di Marineo, all’apparenza mite e riservato. Non aveva mai mostrato segni di squilibrio, né le aveva mai fatto avances. L’accompagnava spesso in banca o in uffici, pertanto capitava non di rado che salisse in macchina con lui
L’aggressione è avvenuta un pomeriggio. Il suo collega, Giuseppe Perrone, aveva chiesto di incontrarla per una chiacchierata. Lavoravano fianco a fianco, sembrava un ragazzo tranquillo, quindi, Barbara accetta senza problemi.
Ma l’uomo ha un piano, ferma l’auto e la colpisce alla nuca con un martello. “Se non posso averti io, non deve averti nessuno”, le ha urlato prima di finirla Poi sulla scia di un’ira cieca e malata, estrae dal bagagliaio della sua auto una tanica di benzina e carta da giornale. Cosparge di gasolio il corpo di Barbara per darlo alle fiamme. “Ardevo sull’asfalto – ha raccontato la donna – ma ho pensato che non dovevo dargliela vinta. Così, quando lui è risalito in macchina io mi sono finta morta. poi, sono fuggita. Correvo carbonizzata, con il corpo completamente insanguinato, lungo la tangenziale. Due persone mi hanno caricata in macchina e mi hanno portata in ospedale. Arrivata al pronto soccorso, l’unica frase che sono riuscita a pronunciare è stato il nome del mio assassino. Poi, mi sono accasciata”.
Dieci giorni di coma, 6 mesi di ospedale, 27 interventi chirurgici e cinque anni di guaine contenitive. È quanto Barbara ha dovuto patire dopo l’attacco feroce.
Sebbene l’ex collega abbia confessato i fatti e sia stato giudicato colpevole di tentato omicidio, con l’aggravante della premeditazione, non ha fatto che solo pochi giorni di carcere. La pena di 25 anni comminatagli in prima istanza è stata ridotta a 4 anni di domiciliari grazie alla “scontistica forfettaria” dell’indulto. Così, l’uomo ha avuto la possibilità di rifarsi una vita. Oggi, infatti, è sposato, ha due figli e lavora ancora in banca

Kella Tribi.

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