Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Nov• 26•22

È il 29 gennaio 2018 quando sui giornali appare la foto di una ragazza di 18 anni, minuta, gli occhi grandi e una frangia di capelli castani e lisci che le copre la fronte. Lei si chiama Pamela Mastropietro, è di Roma, ma da poche ore è scomparsa, anzi fuggita, dalla comunità per tossicodipendenti Pars dove era ospite da tre mesi, a Corridonia (Macerata), portando con sé solo due valigie di colore blu e rosso.
Grazie al passaggio offertole da un uomo di Mogliano fino alla stazione di Piediripa. Quella notte la passa a casa di un tassista e il giorno successivo un altro tassista la vede ai giardini Diaz, piazza di spaccio di Macerata. Qui, secondo quanto Oseghale avrebbe riferito la ragazza compra una dose di droga da Desmond Lucky (amico di Oseghale), pagandola con una catenina d’argento, dono della mamma. Secondo gli inquirenti, a questo punto Oseghale avrebbe convinto Pamela a salire nel suo appartamento di via Spalato: qui, forse in cambio di una dose di eroina, l’avrebbe violentata e poi uccisa, accoltellandola al fegato in un raptus di rabbia, perché lei voleva chiamare i carabinieri
Successivamente, dall’autopsia emergeranno dettagli raccapriccianti: il corpo di Pamela è stato lavato con la varechina, per cancellare ogni traccia e fatto a pezzi”in modo scientifico”, come ha scritto il medico legale. Oseghale ha infatti deciso di sbarazzarsene chiudendo i resti di Pamela in due trolley e, la sera del 30 gennaio, si è fatto accompagnare da un amico tassista alla periferia di Pollenza, dove ha abbandonato le valigie. Quando verrà arrestato, il nigeriano negherà la violenza e si difenderà dicendo che Pamela sarebbe morta per un’overdose di eroina.
Quando gli inquirenti arrivano a lui, il nigeriano ammette di aver fatto a pezzi il corpo della ragazza morta, nella sua versione, di overdose, e nega di averla violentata
ll 13 febbraio 2019 è iniziato il processo a suo carico. L’uomo deve rispondere davanti ai giudici della corte d’Assise di Macerata di omicidio, violenza sessuale, vilipendio, distruzione, occultamento di cadavere ai danni di una persona in condizioni di inferiorità psichica o fisica. Il procedimento, molto lungo e complesso, coinvolge circa 90 testimoni tra accusa e difesa. La sentenza è arrivata il 29 maggio 2019: per Oseghale condanna all’ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi per omicidio e occultamento di cadavere.

Kella Tribi

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