Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Lug• 09•22

Lilly Lindeström nasce a Malmö il 29 agosto del 1900. Si sposa giovanissima e divorzia quasi subito. A soli ventidue anni si trasferisce a Stoccolma, dove comincia a prostituirsi.
Il 30 aprile del 1932 é nel suo appartamento con l’amica Minnie Jansson. Le due donne stanno organizzando una gita sulla isola di Djurgården; intorno alle 18:30 squilla il telefono, é un cliente per Lilly, Minnie si ritira nel suo appartamento.
Dopo oltre 2 ore Minnie bussa alla porta dell’amica, ma non le risponde nessuno. Nei giorni successivi Minnie la cerca più volte senza successo. Infine, il 4 maggio decide di chiamare la polizia, che forza la serratura e trova Lilly morta
Il decesso é attribuito a una serie di colpi dietro la nuca, sferrati con un mestolo da cucina che ha macchie di sangue. Si tratta del classico omicidio di una prostituta perpetrato da un cliente? qualcosa non torna.
Non ci sono segni di lotta, sulle lenzuola pochissime macchie di sangue, un dettaglio molto strano vista la dimensione della ferita dietro la nuca.
Un medico forense, tale dottor Turnelli, conferma il trauma dietro la nuca come causa del decesso, ma nota due cose: il colpevole ha drenato tutto il sangue della ragazza lasciando della saliva sul collo di Lilly
C’é l’arma del delitto, c’é la ferita, ma non ci sono macchie: dove é finito il sangue?
Si materializza così una bizzarra teoria, che, per quanto grottesca, ben si adatta a gran parte degli indizi. C’é un motivo se sul collo della donna si trova della saliva e, forse, l’assassino non ha usato il mestolo per colpirla, ma per berne il sangue. Preleva il sangue e lo beve.
Non è da escludere che il colpevole soffrisse della sindrome di Rainsfield, anche nota come vampirismo clinico. Si tratta di una particolare forma di parafilia che si registra in soggetti con un bisogno compulsivo di vedere o ingerire sangue. Sotto quest’ottica il caso di Lilly assume una veste psicologica e rende plausibile lo scenario in cui l’assassino ne beve il sangue.
Tutto ciò che sappiamo per certo è che quella sera del 30 aprile del 1932 Lilly riceve un cliente, si distende sul letto e offre i propri servigi. All’improvviso le arriva un colpo dietro la nuca. Poi il buio. Il Vampiro di Atlas si riveste, rimette tutto in ordine e firma il suo ingresso nella storia della criminologia svedese
Quel giorno e nato il suo mito; un mito che ancora oggi rivive in una speciale vetrina del Museo della Polizia di Stoccolma, dove sono racchiuse tutte le prove raccolte dagli inquirenti. Nessuno sa chi sia, né perché scelse quel particolare modus operandi. È passato quasi un secolo e l’omicidio di Lilly Lindeström è ancora avvolto nel mistero.

Kella Tribi.

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