Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Mag• 14•22

Alessandra Cità, 47 anni, addetta al servizio tranviario per Atm e Antonio Vena, stessa età, operaio con un matrimonio chiuso alle spalle e un figlio, si sono ritrovati insieme in questa pandemia. La loro relazione durava dal 2012, otto anni durante i quali si erano visti solo nei weekend. Lui di Gangi, lei di Castelbuono, entrambi dell’entroterra palermitano, si erano trasferiti su al Nord dove avevano trovato lavoro e stabilità. Durante la settimana lui lavorava a Bressanone, sabato e domenica invece erano dedicati alla vita di coppia nella casa di Albignano di lei, in provincia di Milano, dove lui è rimasto ‘bloccato’, dal lockdown che ha sospeso l’attività per cui lavorava, per via dell’emergenza sanitaria. Alessandra ha accettato di ospitarlo anche se la storia ormai era al capolinea, ma ha messo subito le cose in chiaro: puoi restare, ma tra noi è finita. Lui ha acconsentito per necessità, ma in fondo, forse, sperava che quella potesse essere l’occasione per riavvicinarsi, per farle cambiare idea. O magari, forse, ha pensato che sarebbe stata l’opportunità per capire se lei aveva un altro, se aveva già voltato pagina. Qualunque fosse la sua domanda, la risposta è stata un colpo di fucile esploso sul volto di un’Alessandra inerme, in camera da letto, lo scorso 19 aprile. Che quel gesto fosse premeditato o no, Vena dopo è andato alla caserma dei carabinieri di Cassano d’Adda a costituirsi. “L’ho uccisa, sono pentito”. I militari hanno ritrovato il corpo sfigurato di Alessandra sul letto matrimoniale. Quanto a Vena, non c’è stato bisogno di scavare molto per trovare, nel suo passato, ben due denunce per maltrattamenti.
Ora Antonio Vena é in carcere al San Vittore in attesa del processo

Kella Tribi

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