Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Mar• 19•22

Lorena si e laureata dottoressa in medicina e chirurgia con 110 e lode, ma non ha potuto presenziare alla sua laurea, perché qualcuno ha deciso di interrompere il suo progetto.
La telefonata al centralino del 112 arriva alle 8.20 dell’1 aprile 2020, pochi minuti dopo in via Delle Mimose a Furci Siculo (Messina), arrivano i carabinieri di S. Teresa; ad aprire è il 28enne Antonio De Pace. “Ho ammazzato la mia ragazza” dice. In camera da letto, viene trovato riverso a terra in posizione supina, il corpo senza vita della 27enne Lorena Quaranta.
Antonio è ferito al collo e ad entrambi i polsi, i carabinieri chiedono l’invio di un’ambulanza. Nel frattempo egli parla in stato confusionale: “Abbiamo litigato e in uno scatto d’ira l’ho uccisa, mentre in merito alle sue lesioni, spiega “me le sono fatte con un coltello”,
Dice che ha commesso il delitto un’ora prima della chiamata, e di non soffrire di patologie. (verrà invece poi accertato che soffre di delirio ipocondrioco e persecutorio).
Durante l’interrogatorio nella caserma dei Carabinieri, De Pace rende dichiarazioni autoaccusatorie, ammette la responsabilità dei fatti, riferendo di avere ucciso la propria fidanzata in preda all’ansia dovuta all’accertata positività al Coronavirus trasmessogli dalla predetta, di averla uccisa con calci e pugni, di averla pugnalata all’addome, colpita alla testa con una lampada, di averla poi soffocata stringendole le mani attorno al collo. Racconta che l’azione era seguita ad un violento litigio: “Abbiamo avuto una colluttazione e poi l’ho uccisa. È iniziata una lite alle nove di sera circa e poi l’ho ammazzata alle quattro. Avevo litigato perché soffrivo di ansia per il Coronavirus”. Ribadisce che dopo aver ucciso la convivente ha tentato di tagliarsi le vene
Dopo un’accurata ricostruzione del delitto, la Procura di Messina ha accusato il giovane di omicidio premeditato, ciò è stato confermato da alcuni messaggi, inviati ai parenti, in cui disponeva il lascito dei suoi beni, conseguente ad un evento che avrebbe stravolto la sua vita.
I giudici della Corte d’Assise di Messina hanno disposto la perizia psichiatrica nominando un consulente incaricato di accertare le condizioni dell’infermiere calabrese, tuttora in carcere per l’omicidio della giovane originaria di Agrigento
Il risultato del lavoro del consulente sarà fondamentale per i giudici che hanno già ascoltato tutti i testimoni. Questo dunque è l’ultimo importante tassello prima del verdetto.
La convivenza forzata che l’emergenza Covid ha imposto a molte coppie e le conseguenze psicologiche che ha recato all’intera popolazione italiana non giustificano la morte di femminicidio

Kella Tribi

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