Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Gen• 08•22

Sono passati 10 anni dal ritrovamento del corpo senza vita di Yara Gambirasio, la ginnasta 13enne di Brembate di Sopra, scomparsa il 26 novembre 2010 e il cui cadavere è stato scoperto il 26 febbraio 2011 in un campo a Chignolo d’Isola. Il caso all’epoca ebbe una grande rilevanza mediatica, sia per la giovane età della vittima, che per l’efferatezza del crimine
Per l’omicidio nel 2018 è stato condannato all’ergastolo Massimo Giuseppe Bossetti, riconosciuto come unico colpevole
Era il 26 novembre del 2010 quando si diffonde la notizia della scomparsa di Yara
La ragazzina, che all’epoca aveva 13 anni, si era recata intorno alle 17:30 presso il centro sportivo del suo paese, dopo di che si persero le tracce. Venne aperto un fascicolo per sequestro di persona
Esattamente tre mesi dopo la sua scomparsa, il 26 febbraio 2011 il corpo senza vita di Yara fu ritrovato in un campo di Chignolo d’Isola, a pochi chilometri da Brembate di Sopra, tra capannoni e sterpaglie. Sul cadavere, come confermeranno i risultati dell’autopsia, furono rilevati numerosi colpi di spranga, un trauma cranico, una profonda ferita al collo e almeno sei ferite da arma da taglio. Gli inquirenti ipotizzarono che la morte fosse sopraggiunta in un momento successivo all’aggressione, a causa del freddo e dell’indebolimento dovuto alle lesioni
Intanto, procedevano le analisi per individuare il killer della ragazza. Sugli slip e sui leggins, furono individuati Dna maschili. Sulla parte posteriore degli indumenti lacerati c’erano delle fibre, usate nei tessuti dei sedili delle auto, e ovunque microparticelle metalliche, come quelle che si trovano sui cantieri edili. Sulla base di alcuni indizi fu prelevato il Dna a Massimo Bossetti e fu verificata la corrispondenza del suo Dna con quello rinvenuto sulla vittima.
Massimo Bossetti, all’epoca 44 anni, sposato e padre di tre figli, muratore di Mapello incensurato, fu così arrestato il 16 giugno 2014. Il 26 febbraio 2015 la Procura della Repubblica di Bergamo chiuse ufficialmente le indagini, indicandolo come unico colpevole. La difesa contestò la prova genetica per la mancanza di Dna mitocondriale di Bossetti nella traccia genetica rinvenuta ed esaminata. Bossetti si è dichiarato fin da subito innocente, sostenendo il trasferimento accidentale di Dna da alcuni attrezzi che gli sarebbero stati rubati, sporchi del suo sangue a causa di epistassi, di cui soffrirebbe regolarmente. Anche la moglie di Bossetti sostenne che il marito era con lei a casa la sera del delitto.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, dopo che Yara uscì dalla palestra il pomeriggio del 26 novembre 2010, salì sulla macchina dell’assassino, venne minacciata, portata in un posto isolato, seviziata, accoltellata, stordita con tre colpi alla testa e lasciata morire di freddo in un campo a una decina di chilometri da casa.
Il primo luglio del 2016 la Corte d’Assise di Bergamo condannò Massimo Bossetti all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio
Bossetti ha sempre provato a far riaprire il caso. Ma il 3 giugno 2021 tutte le istanze presentate dai suoi avvocati sono state rigettate dalla Corte d’Assise di Bergamo

Kella Tribi.

You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.

Lascia un commento