Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Ott• 16•21

Sto andando alla masseria”, erano le cinque del pomeriggio di un giorno di maggio del 1975. Ottavia de Luise, dodici anni, ottava figlia di Egidio de Luise e Luisa Guacci, passeggiava da sola sulla strada del Carmine, a Montemurro, alcune centinaia di anime in provincia di Potenza. Quella sera non tornò a casa e neanche la sera successiva.
Dopo alcuni giorni i poliziotti, con l’ausilio dei cani, iniziarono a ispezionare il territorio in cerca di tracce, di Ottavia non c’era neanche un capello in giro, pareva scomparsa nel nulla
Ottavia, vittima di abusi da parte degli anziani del posto, abusi in cambio di soldi.
Gente che molestava le bambine, che le trattava come donne in miniatura, ma con meno diritti, meno difese. E all’epoca molestare un bambino era ritenuto reato contro la morale, procedibile non d’ufficio, ma a querela della persona offesa. Querela che nessuno si sognava di sporgere. Nessuno di quegli uomini venne indagato.
I mesi passarono, gli anni pure, Ottavia non tornò più. A occuparsene fu il fratello Settimio, dopo che alcune lettere gettarono una luce sinistra sulla sorte della piccola. “Violentata, uccisa e sepolta nella stalla” dai suoi abusatori, questo dicevano. Ma le lettere, i sospetti e i relativi scavi delle autorità inquirenti non portarono mai a nulla. Ottavia non è stata mai ritrovata, le sue spoglie neanche. La sua storia resta una dolorosissima macchia per quel paese che oggi, dopo 46 anni, non riesce a dimenticarla. Il lamento di Ottavia, uccisa e dimenticata, è anche quello delle coscienze di chi di fronte a certi abusi, all’epoca, preferiva non guardare.

Kella Tribi

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