Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Set• 18•21

Voltabarozzo, periferia di Padova. Dagli interni dell’elegante villetta dei Cappuzzo, all’alba di quel mattino di febbraio del 2006, proviene un fortissimo odore di etere. La colf polacca arrivata per rigovernare la casa apre la porta del bagno e trova all’interno della vasca insanguinata il corpo della padrona di casa, semiseduto e composto. Quando i soccorsi arrivano nella villetta, per Elena Fioroni, 31 anni, madre di due bambini, non c’è più niente da fare. La mamma apparentemente si sarebbe tolta la vita dopo un lungo periodo di depressione. Una morte assurda che scuote la città veneta dove la coppia Cappuzzo-Fioroni era conosciuta. Ereditiera (il padre le aveva lasciato 1 milione 250mila euro) era stata sposata con Gianluca Cappuzzo, 35 anni, un medico specializzando in chirurgia, figlio di un affermato primario.

Gianluca, il marito che aveva lasciato la casa coniugale da un mese, accorre nella vecchia casa allertato dalla domestica e dove Elena ha trascorso la sua ultima notte. Qualcosa, però, in quella scena non quadra, e infatti sarà l’autopsia a confermare che la bellissima ereditiera padovana non è morta dissanguata per i tagli ai polsi: è stata avvelenata. Tre iniezioni di benzodiazepina le hanno provocato un edema polmonare, che ne ha causato il decesso. Contestualmente, qualcuno le ha tagliato le vene simulando il suicidio.

Al centro dei sospetti finisce immediatamente l’ex marito 35enne, il quale dichiara che la sera prima aveva fatto visita alla moglie e ai bambini e le aveva somministrato un antidolorifico per un forte mal di schiena. Nella casa, nei sacchetti dei rifiuti, finanche nei cassonetti ispezionati dagli investigatori, però, non c’è traccia della siringa utilizzata dal medico. Secondo alcune persone vicine alla vittima, Cappuzzo, medico specializzando non accettava l’idea di rinunciare, con il divorzio, a una procura con cui era autorizzato a disporre del cospicuo patrimonio di lei. Gli inquirenti ipotizzano un movente economico che si innesta in una situazione di conflitto dovuto alla volontà di Elena di emanciparsi da un uomo possessivo, violento, che più volte l’aveva minacciata.

Gianluca Cappuzzo è stato processato per omicidio premeditato. Gli è stato contestato di aver narcotizzato la moglie con l’etere, di averle iniettato tre dosi di benzodiazepine e di averle tagliato le vene. Nel 2011 la Cassazione ha confermato la condanna a 26 anni di reclusione Grazie all’indulto e alla buona condotta, i giudici gli hanno commutato la pena in detenzione domiciliare.
Non ha mai ammesso la sua colpevolezza.

Kella Tribi.

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