“Europa”

Written By: bruno - Mag• 07•14

Un tempo,quando mia nonna conobbe  sua bisnonna,c’era suo marito, Berto,mio bisnonno ,che a quel tempo raccontava una storia, questa storia.Uno del meridione,non ricordo  dove,ma giu’ giu’,verso l’Africa,si chiamava Zeus,si’ Zeus,proprio Zeus,quelli del meridione si sa, storpiano di tutto,forse era il diminutivo di Zeusomio,che poi è uno strano nome anche Zeusomio,ma tutti, lo chiamavano Zeus,Zeus ,nomignolo,con cui era famoso in tutta la sua regione.Al suo paese c’era una bella ragazza,bella come un fiore di limone, bella come il sole o la rugiada fresca,bella profumata , di suo, naturale,come il limone.Giovane , vergine,bella, e Zeus che era un grande femminaio, se ne invaghi’.Quando la ragazza, nei giorni di bel tempo , prendeva il sole lungo la spiaggia mezza nuda, mostrava una tenera figura, degna di occhi pieni di lacrime di gioia, per la commozione che trasudava la sua desiderata bellezza,bella,bella desiderata e incantevole.Il povero Zeus la guardava piagnucolando, di lontano,ma, non poteva trattenersi di avvicinarla,avvicinarla e sussurrargli,sospirando,sbuffando ansioso il suo fiato caldo al suo fresco orecchio, che lui,lui si sentiva come un toro, per il fuoco che gli suscitava nelle vene la sua bellezza e,se gli avesse concesso il suo amore gli avrebbe dato la trattoria che possedeva su,su  al paese, verso l’Africa,gli avrebbe dato tutto,ma  proprio tutto, cameriere compreso e cuoca e serve che potessero servirla.La ragazza non era poi tanto scema anche se bella  e, della trattoria non poteva importargliene di meno,anche perchè detestava tutta quella gente di pelle scura,per lei sognava  altro ,altrochè trattoria d’Africa.Zeus stava su un mucchio di spine acuminate, troppo era grande il suo desiderio per quella bellezza,troppo.Si volle vestire una sera, da tacchino,Zeus,veramente pensava di essere un aquila,ma tutti lo presero per un tacchino,cosi’ piumato e travestito si presento’ al suo amore,quella, quando lo vide scoppio’ a ridere, ridere e ancora  ridere, tanto che perse tutte le forze che si opponevano a quel tacchino lussurioso.Cosi’ Zeusomio pote’ soddisfare tutte le sue voglie,anzi di piu’,con abbondanza che, la ragazza, ci aveva preso gusto.Finita la  sfrenata, appassionata voglia, disse alla ragazza,sfatta,ma sempre bella :”senti tesoro, un giorno venni da te, e ti dissi che ero come un toro,bianco,tanto era la mia passione ,ti dissi che, come toro,sulla mia groppa, ti avrei portato lassu’,lassu’ nel paese dove ho la trattoria e che tu,tu saresti stata la regina del luogo.Ma ora, ho deciso di andare ancora piu a Nord e allora, quelle terre del Nord le chiamero’ con il tuo nome,mia regina,le chiamero’ Europa,si’ le chiamero’ Europa e,visto, che io son un  toro ,tu,tu una volta arrivata in quei paesi e, perchè ci hai preso gusto alla passione, ti farai vacca.Mio bisnonno Berto,che, non ricordo se si chiamasse Umberto,Roberto,e,Berto fosse un diminutivo delle genti di qua’,che sono come quelle dell’Africa di Zeus,giunto a quel punto del racconto, scoppiava a ridere,rideva,rideva  a scoppio e ,in dialetto, singhiozzando,con l’ultimo fiato che gli rimaneva in gola esclamava :”Ecu parchè l’as ciama Europa,po’ vaca ad lè ghe azoi”.

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