Dickens alla Barbieri scrive & ricorda.

Written By: bruno - Apr• 16•22

Piacenza è un’ antica e cadente città dal color bruno.E’ deserta,solitaria,coll’erba per le vie,delle fortificazioni in rovina e una fossa di cinta per metà ricolmata,dentro la quale delle magre vaccherelle vanno brucando una meschina pastura,e delle vie fiancheggiate da case severe che si guardano imbronciate l’una coll’altra.Dei soldati dormigliosi e laceri gironzano per le vie con indosso il doppio malanno dell’ozio e della miseria e un’assisa mal affagottata al corpo;dei ragazzi sudicissimi si trastullano presso canaletti coi giuocattoli che trovano lì pronti,vale a dire maialetti e fanghiglia,e dei cani magri stecchiti trottano dentro e fuori di bassi portici in continua ricerca di qualcosa da mangiare che pare non riescano mai a trovare.Nel centro dell’inerte città sorge maestoso alla vista un misterioso e severo palazzo,dinanzi al quale stanno a guardia,genii del luogo,due statue colossali.Il re dalle gambe di marmo che viveva al tempo delle Mille ed una notte avrebbe potuto soggiornare ivi dentro.Che strana sonnolenza ,ingrata e deliziosa ti piglia.Sedendo qui in questi tumoli di terra che un tempo formavano un bastione e le mura di un fortilizio risuonante dello strepito delle armi romane,io sento che finora non sapevo bene cosa fosse l’inerzia.Si,io sento che divento torbido;sento che ogni eccitamento al pensare deve essere accompagnato dall’agitarsi,dal rumoreggiare di cose vive;sento che qui non c’è nulla da fare in niun modo,e che non c’è bisogno di far nulla;che qui non c’è più progresso umano,non c’è più moto nè forza,nè vita,nè alcun altra cosa,eccetto l’inerzia;che ogni intenzione di fare qui si è arrestata da secoli e resterà ferma fino al giorno del giudizio.

Charles Dickens

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