Vino rosso.

Written By: bruno - Feb• 03•14

Il professore aveva un’ernia  grossa come un gatto morto dentro i pantaloni.Lo si vedeva bene,bene, quello strano pallone, in mezzo alle gambe,lo si vedeva bene, anche quando pedalava,perchè, il professore, non aveva  patente,  andava solo in bicicletta,nera,da donna.Una corona,  frusta di capelli, si attorcigliava sulla calva fronte,e,il professore, provvedeva sempre,con il palmo della mano,o accompagnandola con l’indice ed il pollice, quando qualche folata la faceva cadere,spingendola rapidamente, nella giusta posizione, come si fa con una codina nera e bisunta,lui la rimetteva a posto, lucida e nera, per vanita’ solo vanita’, sul suo piccolo,  candido, tondo cranio.Neri i capelli,quelli rimasti,occhi neri che guardavano sempre dal basso all’alto :esiste Dio esiste?Sara’ vero che esiste?C’era chi sbottava e rideva,lui rimaneva perplesso,poi parlava  tedesco,pare con accento perfetto,lunghe incomprensibili frasi fatte di punti esclamativi.Il destino doveva ripassare dalla Germania,affermava,imperioso, con  sottili labbra,sgranando gli occhi umidi e vivi.Frequentava  ragazzi il professore,giovani ragazzi,solo ragazzi,li guardava con occhi carezzevoli,si perdeva con loro.Da un mazzo di carte scopriva il tre di bastoni:carta della fortuna e del trionfo,scandiva!Quando, per gioco , quella carta,il tre di bastoni,non toccava a lui, si intristiva, in quel suo carnoso, adunco nasone,soffiando, dalle grosse profonde  narici,soffiando come  bestia stanca e rassegnata.I ragazzi erano terribili ,ma il professore li tollerava,una sera,o forse una notte, uno di questi ,gli mise furtivamente una mano sul suo gatto morto, duro,duro,come la schiena  di un  felino imbalsamato   da molto,troppo tempo.Il professore sorpreso, pose i suoi occhi languidi e gentili sul viso del ragazzo  e, con un dito si mise a sfregare i candidi denti nella bocca del giovanotto,lo fece,come per controllare li avesse tutti.Poi lo guardo’ a lungo, a lungo,il dito bagnato, come ad indicare il cielo o il soffitto,lo guardo’ ancora e ancora, con disarmante, languida passione, si sedette e bevve, del  vino rosso.

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