Un pezzo da non leggere.

Written By: bruno - Gen• 03•14

Ci è arrivato un commento in cui si definisce :”arte come ricerca del senso della vita”.Credo che , ad ognuno sia lecito  definire l’ “arte” come meglio gli pare,e viversela,godersela,in beata liberta’.Davanti ad un prodotto artistico,qualcuno, si sente meglio,curioso,indifferente,ostile,o , si sente, addirittura male.Tuttavia,senza annoiare, qualche cosa si puo’ dire,spero senza scandalo.Personalmente non credo arte come prodotto pop,multiplo,industriale,forzatamente  ludico- concettuale,carico di significati che vengono esclusivamente mediati e inculcati da una figura “critica” o mercantile.”Arte” in cui il pubblico, dipende  solo da questa figura-retorica di pseudo sacerdote illuminato,inventore di  piccoli e vecchi sofismi, creati per i digiuni di una qualsiasi bellezza,popolo, in fondo ignorante, pop,appunto,in cui se c’è un artista-stregone è solo il “sacerdote”.Cosi’  la religione,cosi’ la poesia,cosi’ la musica.Quello che si definisce arte (bello), per convenzione, è qualcosa pero’ che tocca sempre (Socrate), direttamente lo spettatore,senza alcuna mediazione o filtro,per oscuri ed inspiegabili motivi(riminiscenza).E,La psicologia  di qualche autore (Freud), ha stabilito che, la sua materia originale o, iniziazione,stia nella merda del facciullo o fanciulla,del loro rapporto con “lei” quale escremento,in cui, il fanciullo  o la fanciulla”ricreano” ,danno forma e vita a un loro processo mentale,(creativita’) modellando,giocando con la loro stessa materia che rappresenta anche il loro io  evacuato,distaccato perduto.Se questa tesi è vera,tutta la merda industriale e pop non è nulla,perchè viene deprivato il “prodotto” -materia, del suo stesso significato quale rappresentazione dell’io,io,che serve al bambino artista modellatore.Un qualsiasi processo industriale’ produce e riproduce un solo schema di merda”‘altra” ,che il bambino artista rifiuta ,come sequenza,la sua “arte” non è sequenza, ma  sostanza-materia a lui strettamente legata sempre diversa, la  disconosce  quindi, come estranea,la rigetta,perchè perde la sua funzione magica di comunicazione e rappresentazione irripetibile (io-sostanza) emozionalmente sempre diversa di un io in divenire,mai psichicamente uguale.Diventa ,quella industriale solo un simulacro, senza odore o consistenza o tracciabilita’,privata come è da ogni possibile fantastica rapprentazione magica, personale-virtuosistica in cui, l’io “artista” possa riconoscersi.Generalmente questa “sostanza” che, si puo’ ammirare nei piu’ grandi musei o chiese,  diventa altissimo elaborato,trascinamento “materiale” perfetto, virtuoso o perfettibile,che un io evacuato di quella materia, dovrebbe avere o, si vorrebbe avesse.Un io elaborato ,arricciato,modulato,sofisticato che diventa corporea desiderata immagine, del dentro perduto di ognuno.Credo pero’ ,che l’io sia una semplice definizione  per un analisi “artistica”,in poche parole, il concetto che abbiamo di noi stessi come proprieta’ del” noi”,è sovrastrutturale ma comodo e chiarificatore.Se togliamo l’io, come  elemento artificioso e lo sostituiamo con un “tutto” in divenire, mai uguale,vivremo un corporeita’  piu’ profonda e libera da schemi ripetitivi o gradi concettuosi.Una visione uomo-arte,completamente  immersa nel corpo del mondo-universo sensibile , con  dimensione e materia ben diversa da come è stata vista anche  nei secoli passati.Uomo o arte ,che ,compartecipa armonicamente, ad un immanente  eterno, fisso,immobile,inamovibile,costellato  e attraversato da molti illusori, transitori fenomeni generazionali che, si attribuiscono   e, si identificano per comodita’ con la vita ,qualche volta all’arte , alla poesia o, a Dio.

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