Il pomeriggio di pallido giallo sole lampadina si ovatta per opaca luce, lungo muri dal tenue colore.Una flebile luce cittadina si schiude dentro spezzoni di lontane rosse mura che, in rovina , vorrebbero ancora contenere ,come antiche scarnificate braccia quartieri deserti,ritti, attorno la piazza .Marciapiedi antichi di levigate pietre,graniti grigioverdi corrono stesi,adagiati lungo il bordo segnato dalle grate di ferro di oscure cantine esalanti odore di muschio ,pietre immortali di marciapiedi,di marciapiedi inconsunti e perfetti,perfetti stanno,da secoli e secoli, di passi.Per secoli e secoli, allineati ,lungo i bordi della via, risonanti, al tacco o alla suola che li strofina e li struscia,selciato senza taglio che distingua, l’una dall’altra pietra,l’uno dall’altro confine , limite ,senza passione,limite senza rimpianti o gioie di qualcuno che lo calpesti ancora e che, ancora ,passando vive.Così andavo,andavo leggero,pensando ai morti di questa terra,ai morti di questa città,ai molti morti di questa mia città, dove molti e tanti furono morti, e saranno ,per sempre illustri,illustri degni di ricordo e di rimpianto,molti tanti.Ma, più mi inoltravo e camminavo inoltrandomi senza scopo, nella gialla luce lampadina del pomeriggio,più piegavo e ripiegavo il passo ,il passo , ad ogni angolo,e più pensavo che in fondo,in fondo erano pochi dei tanti, i nomi che tornavano alla mia memoria,pochi .Via via,quei nomi si facevan sempre più radi,sempre più piccoli,piccini piccini minuscoli, a mente li ripetevo ,li contavo, li contavo e ricontavo, famosi ,famosissimi : la Cicci ad Tobruk,Ciotti,Tognù Skokay e Tino,Tinu, al luc.
Pallido sole giallo.
Written By: bruno
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Dic•
11•15
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