Monica Calò, 29 anni, fu uccisa nel corso del pomeriggio del 14 luglio 1998 su una spiaggia in riva al Lago Maggiore a Intra. La vittima fu colpita da 22 coltellate sferrate dal suo ex compagno Marco Mariolini, 39 anni.
Nonostante l’intervento dei bagnanti e il personale sanitario accorso successivamente sul posto, per la giovane non ci fu altro da fare che constatare il decesso. Il killer, un antiquario di Pisogne (Brescia), separato
La relazione tra Marco e la vittima iniziò circa quattro anni prima dell’omicidio, nel 1994, con un annuncio pubblicato dall’uomo per la ricerca di una ragazza magra, si incontrarono per la prima volta a Padova.
Lui la portò a vivere con sé nel Bresciano, dove mise in atto una lunga serie di privazioni e vessazioni allo scopo di plasmare il corpo della giovane secondo la propria perversione sessuale. La passione dell’uomo per le anoressiche fece dimagrire la compagna di 15 kg. Una situazione insostenibile per la ragazza che, dopo mesi di convivenza, in un estremo tentativo di ribellarsi, impugnò un martello e lo colpì più volte alla testa.
Pentita per il gesto commesso, lo soccorse e si autodenunciò. Mariolini la giustificò di fronte ai magistrati, ma la giovane venne comunque sottoposta agli arresti domiciliari a Domodossola. Ben presto lui ricominciò a contattarla insistentemente per riprendere la relazione. Nel frattempo scrisse un libro autobiografico in cui si autodefiniva un “mostro anoressofilo” ed annunciava il suo desiderio di trasformare in cadavere la donna amata. (M. Mariolini, Il Cacciatore di Anoressiche, Gruppo Edicom, 2004)
L’anno successivo, dopo molte insistenze, Monica Calò accettò di rivedere Mariolini in un luogo affollato in pieno giorno. Ciò non bastò a fermare l’assassino che si avventò sulla giovane sferrando numerosi fendenti d’arma da taglio fino a toglierle la vita.
La perizia psichiatrica sancì che Mariolini, pur essendo uno psicopatico e un narcisista, non era affetto da alcuna patologia definibile e trattabile clinicamente, né da disturbi tali da escludere o diminuire la capacità di intendere e volere nel momento del delitto.
Nel 2000 l’imputato fu condannato a 30 anni di reclusione. Nel 2021 aveva scontato per intero la propria pena. Lasciato il carcere, venne trasferito in una residenza psichiatrica.
Kella Tribi.
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