Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Ago• 12•23

È il 2 dicembre 1981. Una ragazzina di appena 14 anni e ricoverata nel Policlinico di Bari, ha ustioni di secondo grado sul 70% del corpo, è agonizzante, invoca la fine perché non riesce a sopportare il dolore fisico. Accanto a lei c’è un pm Nicola Magrone, e ha attivato un registratore nella quale la voce flebile della piccola viene registrata.
Il medico chiede alla paziente chi le abbia fatto del male, e la ragazzina risponde in un soffio, “Giovanni…Enrico”. Alla domanda come le abbiano fatto del male la bambina risponde: “alcol e fiammifero”. Dopo 22 giorni di agonia Palmina Martinelli muore.
Tutto ha inizio l’11novembre del 1981 a Fasano, provincia di Brindisi. Palmina è una giovane che cerca di vivere una vita serena, per quanto possa esserlo insieme ai 10 fratelli in una casa dove la violenza è all’ordine del giorno, e con una famiglia disfunzionale, povera e con una mentalità omertosa. La criminalità la fa da padrona e con essa anche attività illegali, come lo sfruttamento degli esseri umani. .
Palmina è ancora una ragazzina, ma sa benissimo che la si vuole costringere a intraprendere “la vita”; suo padre e suo cognato, Cesare Ciaccia, l’hanno picchiata già molte volte sotto l’ effetto dell’alcol perché vogliono imporle il loro volere. Una delle sorelle maggiori, Franca, costretta a questo calvario, è stata marchiata su una coscia dal compagno (per identificare una proprietà) e gettata sulla strada.
Lo sfruttamento della prostituzione è l’attività principale della famiglia e di un giro di conoscenze, perché Giovanni Costantini ed Enrico Bernardo sono noti per gestire un giro con la madre, Angela Lo Re, a Locorotondo.
Dopo l’ennesimo litigio, botte e costrizioni che non ottengono da Palmina l’effetto desiderato, un giorno Enrico e il fratellastro Giovanni, la aggrediscono cospargendola di alcol, e con un fiammifero le danno fuoco. A soccorrerla suo fratello Antonio
I due personaggi che aveva citato la ragazza, Enrico e Giovannivengono identificati con certezza e nel 1983 si apre il processo, che termina con una sentenza che è fra le più controverse della storia giudiziaria italiana: i due imputati, al termine dei tre gradi di giudizio, vengono assolti per il reato di omicidio, condannati a cinque anni di detenzione per i soli reati di induzione e sfruttamento della prostituzione, mentre la morte di Palmina viene archiviata come suicidio.
Nella sua arringa finale il pm è un fiume in piena, deluso da quella giustizia che non ha compiuto il suo dovere, fa trasparire i propri sentimenti “Se Palmina fosse stata figlia di un giudice non sarebbe andata cosi”, “Palmina ha pagato per la povertà del suo contesto, per la sua insignificanza economica”

Kella Tribi

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