Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Lug• 01•23

Shaïna Hansye era una studentessa di 15 anni, incinta da appena dieci giorni, quando è stata barbaramente uccisa dal fidanzato, Ousmane (nome poi cambiato), all’epoca 17enne: l’aveva colpita dieci volte con un coltello, e poi, ne aveva bruciato corpo.
Nel 2017, quando lei è ancora 13enne, un ragazzo di un anno più grande le scatta una foto nuda per ricattarla: le chiede di raggiungerlo davanti a edificio diroccato del quartiere, altrimenti avrebbe diffuso la foto. Shaina va all’appuntamento, che si rivela una trappola: il ricattatore, insieme a due ragazzi di 16 e 17 anni, colgono l’occasione per aggredirla sessualmente. Solo a marzo 2022, tre anni dopo la denuncia, gli aggressori vengono processati e condannati a 1 anno e otto mesi con sospensione della condizionale.
Dopo l’accaduto Shaïna cambia scuola, ma la reputazione di “ragazza facile” oramai diffusa nel quartiere di Plateau la segue ovunque. Il 1 maggio 2019, uno dei suoi ex aggressori, nel frattempo tornato a piede libero, incontra la ragazza e la prende a bastonate con alcuni complici, lasciandola a terra priva di sensi. Dopo l’ennesima denuncia, l’estate successiva la ragazza instaura la relazione con il suo futuro aguzzino. Il ragazzo di 17 anni che le avrebbe stroncato definitivamente la vita.
In seguito, l’autopsia avrebbe stabilito che la ragazza respirava ancora, nel momento in cui è stata data alle fiamme. Il brutale femminicidio era avvenuto il 25 ottobre 2019 a Creil, nel nord della Francia e aveva sconvolto tutto il Paese.
I resti carbonizzati della giovane ragazza erano stati scoperti in una casetta da giardino di Creil.Tre giorni dopo il delitto, gli investigatori della polizia giudiziaria locale avrebbero arrestato il fidanzato di Shaïna, indicato come unico possibile autore del delitto da diversi testimoni, residenti nel quartiere Plateau, dove è stato commesso il reato.
A deporre contro il fidanzato della vittima era stato pure un suo amico, a cui il 17enne omicida aveva confessato il delitto: «Mi sono sbarazzato della pu***na che ho messo incinta», gli aveva detto. La stessa agghiacciante frase sarebbe poi stata riferita alla polizia.
Secondo le indagini, l’assassino aveva agito per timore della reazione della sua famiglia alla notizia della gravidanza. «Era pronto a distruggere tutto per salvare la sua immagine», ha dichiarato l’avvocato generale in aula.
Il processo si è svolto al 5 al 9 giugno, a porte chiuse. L’imputato all’epoca del delitto era uno studente liceale, senza precedenti penali. Una perizia psichiatrica lo ha descritto come«narcisista» e «privo di empatia».
La sentenza di condanna per l’assassino, che oggi ha 20 anni: i prossimi 18 li trascorrerà in galera. Così ha stabilito la corte d’assise per i minori dell’Oise.
Il legale degli Hansye, aveva chiesto ai giudici una condanna a 30 anni, con la revoca dell’attenuante legata alla minore età: «La giustizia non è stata all’altezza», ha commentato Shakill Hansye,

Kella Tribi

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