Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Lug• 23•22

l 20 marzo 2022 Carol Maltesi, 26 anni, mamma di un bimbo, viene ritrovata cadavere, a pezzi, in un dirupo della Val Camonica. Di lei i giornali riportano per lo più lo pseudonimo, Charlotte Angie, che utilizzava nel mondo del porno, a cui era approcciata da non troppo tempo. E la sua scelta e le sue abitudini e le esibizioni dal vivo, tutto è finito sotto la lente dei media molto più in rilievo di quanto invece avrebbe dovuto essere per le informazioni che riguardano il suo assassino: l’uomo fermato per averla uccisa, messa prima in un congelatore e poi dispersa a pezzi. E invece stiamo qui a leggere delle scelte di Carol. Povera, povera Carol.
Il solo e unico motivo per cui Davide Fontana 43 enne, bella presenza, un posto in banca, ha ucciso Carol Maltesi, è stato per impedirle di seguire i propri progetti di vita, allontanandosi da lui. Carol aveva programmato di trasferirsi dalla casa di Rescaldina in Venero per avvicinarsi al figlioletto. Davide è per lei che ha lasciato la moglie, per lei si è trasferito, per la sua idea malata e primitiva per cui amare e braccare sono la stessa cosa. E quando il castello di carte è crollato, si è scontrato con la dura realtà. E cosa ha scelto di fare? Di ucciderla a martellate
Due mesi. Sessanta giorni, questo il tempo con cui Davide Fontana ha convissuto con il cadavere di Carol Maltesi. Settimane e settimane, in cui, mentre lei era rannicchiata nel suo congelatore. Fontana ha cercato di depistare le indagini mandando messaggi dal telefono di Carol per tranquillizzare famiglia e amici, la madre, innanzitutto, ma anche il figlioletto di sei anni che viveva con il papà in un’altra regione
E così, dopo averla uccisa, si è trasformato in lei, ha cominciato a rispondere al suo posto, ha pagato l’affitto per suo conto, ha guidato la sua auto, e alla fine, è andato anche a fare denuncia di scomparsa ai carabinieri di Breno. Non gli hanno creduto e quando i tatuaggi hanno confermato l’identità della vittima trovata a pezzi nel dirupo, è scattato il fermo. Lui ha confessato, blaterando di raptus. Ci penseranno i giudici, i tecnici, gli avvocati, a dare una spiegazione a tutto questo.
Un patetico, vile tentativo di coprire la propria crudeltà e la propria violenza. Niente raptus, niente malvagità, solo e sempre un uomo che preferisce, al confronto con una donna, la sopraffazione fisica.

Kella Tribi.

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