Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Feb• 05•22

Il 21enne Albert Jackson Tirrell, sposato e con due figli, nel 1845 conosce la ventenne Maria Bickford, una prostituta di Boston di cui si invaghisce. Lascia la famiglia e va a vivere con la nuova compagna, ma la ragazza non abbandona la sua professione. La sera del 27 ottobre del 1845, Maria si trovava nel bordello dove lavorava, quando un incendio divampa nel locale svegliando il proprietario, che rinviene il cadavere della ragazza, con la gola tagliata con una brutalità inaudita, al punto che la testa era quasi del tutto recisa dal collo. L’arma del delitto, un rasoio, era ancora lì, sulla scena del crimine.
Vengono rinvenuti anche alcuni pezzi dei vestiti di Albert nella stanza della ragazza, Parte la caccia all’uomo. Gli investigatori riescono ad arrestarlo il 6 dicembre a New Orleans. La famiglia Tirrell ingaggia uno dei più stimati avvocati della città, Rufus Choate, famoso per le sue innovative strategie difensive.
In un clima di tensione per quell’evento passato alla storia come “La tragedia di Boston”, le prove contro Albert sono schiaccianti, ma questi continua a professarsi innocente. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Albert non voleva che la compagna continuasse a prostituirsi, perciò, dopo che la vittima ebbe congedato il suo ultimo cliente, entrò nel bordello, la uccise e appiccò un incendio doloso per coprire il misfatto. Choate non fu d’accordo e ribatté facendo notare alla giuria che non c’era alcun testimone oculare dell’omicidio; pertanto, le prove erano circostanziali.
Viene formulata l’ ipotesi del sonnambulismo, quindi, se davvero era stato Albert, si trattava di un omicidio in stato di trance. Nella prima metà del XIX secolo gli studi sul sonnambulismo erano ancora acerbi, ma Choate riuscì ugualmente a dimostrare che Albert aveva alle spalle già diversi episodi di sonnambulismo, talvolta, sfociati in piccole aggressioni ai danni dei familiari.
A sostegno della tesi chiamò a testimoniare i parenti dell’imputato. Attraverso le loro parole la giuria fu messa di fronte all’evidenza che Albert aveva commesso l’omicidio mentre non era cosciente. Il verdetto di non colpevolezza fu emesso il 30 marzo del 1846.

Kella Tribi

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