Le perle nere di Kella.

Written By: bruno - Gen• 29•22

Il palermitano Gaspare soffre di schizofrenia, è disoccupato e tossicodipendente, all’età di 36 anni lascia lavoro, moglie e figlio e si trasferisce a Milano. Qui è solo e vive per strada. Gira spesso per la Stazione Centrale e dorme dove capita, Si prostituisce, sia con gli uomini sia con le donne. I soldi se li procura così e anche compiendo scippi e rubando qualche macchina.
Conosce Francesca Coelli, un’ex insegnante 52enne divorziata e benestante, che abita in un elegante appartamento a Milano con la quale va a convivere.
La vita procede bene, poi il 10 marzo 1997 mentre stanno pranzando Francesca esclama: ”Tu sai cosa devi fare”. E Gaspare ha un’ illuminazione. Nella sua testa la malattia di cui soffre prende il sopravvento. E’ stata Francesca ad accendere la lampadina. L’ha fatto dicendogli quelle cinque parole: tu sai cosa devi fare. Gaspare sa, ha capito ciò che deve fare. Prende un martello dalla cassetta degli attrezzi, e la colpisce in testa. Un colpo fortissimo, la donna muore.
Dopo l’omicidio va a trovare un suo amico, Alvaro Calvi, un pensionato omosessuale di 58 anni. L’uomo lo invita a stare da lui. I due convivono per un po’ di giorni, quelli che servono a Gaspare per decidersi a compiere altro atto di purificazione. Così, la mattina del 21 marzo 1997, arriva alle spalle di Alvaro, con un martello e lo colpisce sulla testa con violenza, uccidendolo.
Sempre il 21 marzo Gaspare incontra Vincenzo Zenzola, 43 anni, tossicodipendente pure lui. Dorme in un vecchio stabile alla periferia di Milano. Gaspare va a dormire da lui e nella notte del 22 marzo uccide Zenzola nel sonno. Dirà: “ho compiuto un atto di purificazione”.
La mattina, spinto dalla fame, decide di procurarsi i soldi rapinando una donna, che minaccia con una siringa usata. La vittima, però, riconosce Gaspare, é l’uomo che stanno cercando come testimone chiave di tre omicidi. La donna avvisa due agenti della Polfer che lo arrestano.
Contro di lui si sono accumulati indizi e prove riguardanti gli omicidi di Coelli e Calvi, Zenzola. Ci sono le impronte digitali rinvenute sui martelli, i vestiti sporchi di sangue che indossava mentre compiva i delitti. Gaspare si autoaccusa. Non ci sono dubbi. E’ stato lui a uccidere Francesca Coelli, Alvaro Calvi e Vincenzo Zenzola.
Il professor Ponti scrive nella sua perizia: “Soffre di una forma acuta di schizofrenia, caratterizzata dalla presenza di deliri bizzarri e confusi che comportano nel paziente il convincimento di essere stato investito, per volontà divina, del compito di uccidere le vittime per la loro salvezza”.
Infatti, Gaspare è convintissimo di aver fatto del bene, lo dice chiaramente: “ Io non li odiavo Non volevo che soffrissero, la vita è triste, io volevo fare del bene”.
Serial killer o mass murder, Gaspare Zinnanti, alla fine, è stato giudicato non in grado di intendere e volere. Per i giudici, quindi, deve essere internato per almeno dieci anni in un ospedale psichiatrico giudiziario, sottoponendosi a regolari valutazioni che verifichino i miglioramenti o le regressioni della sua malattia.
Si chiude così questo triste fatto di cronaca nera italiana.
Quella luce che aveva illuminato e svegliato la sua follia accecandolo, lo porta a impiccarsi alle sbarre della cella. Era il mese di luglio del 2001. L’ultimo atto di purificazione, Gaspare, l’ha compiuto per salvare se stesso.

Kella Tribi.

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