Riscio’.

Written By: bruno - Set• 21•15

Chissà come si scrive Riscio’,ma credo,penso di averlo scritto giusto.Chi ricorda Ferdinando?Ferdinando,ci fu un tempo che amava ,amava di tutto,e di non solo cuore una ragazza.Per lei aveva fatto pazzie,con lei si sentiva nella casa del piacere infinito,lei, che traboccava sensualità’ passione, sesso,sesso, come acqua sorgiva che perenne sgorga nascosta in una nicchia di terra grigia.In Oriente,mi disse:non ricordo dove, in un sacro Tempio distribuivano marijuana, dove invitavano i sacerdoti del sacro luogo a servirsi piacendo, a piacere.Loro con quella roba vedevano gli spiriti e parlano con Dio,Ferdinando si spiego’: non mi faceva molto effetto,ma quel giorno sul Riscio’ che scivolava tranquillo, mentre vedevo, da una parte il mare dall’altra la laguna,cominciai a sognare e con serenità’ assoluta vidi le labbra di lei umide e sensuali,rosse e carnose, grondanti piacere ,di quel piacere che uno “fatto” per abitudine, mi descrisse :quando qualcuno si trova in quello stato, sotto l’effetto dello stupefacente ,la sua testa è come un pozzo in cui vi si intinga un secchio,se nella testa vi è sporcizia esce sporcizia,il secchio pesca,pesca quel che trova,e non si sa mai, cosa trova.La descrizione,quella descrizione mi lascio’ interdetto, mi apparve allora improvviso e misterioso un altro mondo.Fissavo Ferdinando che raccontava,raccontava volgendo smarrito lo sguardo sul calcinato muro.Rivedeva Ferdinando vivide e sorridenti tumide labbra rosse,rosse , cosparse di infinita sensualità’ , socchiuse , semi aperte labbra, di rugiada brillanti , lucenti di desiderio, desiderio che qualcuno chiama peccato,peccato mortale,e lui,Ferdinando,lui pecco’ ,pecco’,fra il mare e la laguna.

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