Martina Scialdone, avvocata trentacinquenne e il fidanzato sessantaduenne, ingegnere Enav e sindacalista per Assivolo, la serata di venerdì 13 gennaio 2023 erano all’interno di un ristorante del Tuscolano, dove pare abbiano iniziato a discutere. Una volta fuori, il fidanzato, appassionato di armi e frequentatore del poligono di Tor di Quinto, le ha sparato un colpo di pistola a distanza ravvicinata, un colpo che si è purtroppo rivelato fatale. È scappato ma gli agenti della Polizia di Stato del Reparto Volanti lo hanno arrestato poco dopo.
“L’ho presa in braccio e l’ho portata davanti al locale dov’è morta, A parlare è Simone, il quarantasettenne senzatetto che ha assistito al femminicidio di Martina Scialdone, uccisa a colpi di pistola dal fidanzato Costantino Bonaiuti, e ha tentato di soccorrerla, restandole accanto fino all’ultimo respiro. Al Corriere della Sera ha raccontato quello che ha visto e gli ultimi istanti della sua vita. “Le ha sparato davanti a me, si è accasciata a terra e lui è fuggito – racconta – Mi sono chiesto se era meglio inseguirlo per cercare di fermarlo, oppure provare a salvarle la vita. Così sono andato da lei. L’ho presa in braccio e l’ho portata davanti al locale, ma purtroppo non è servito, poco dopo ha smesso di respirare. Sarei voluto morire io al posto suo”.
I famigliari di Martina si domandano perché nessuno all’interno del ristorante sia intervenuto per difenderla, mentre era a cena e i toni tra i due fidanzati erano accesi, “nonostante le sue richieste d’aiuto”. Rispetto a quanto avvenuto all’interno del ristorante Brado in viale Amelia 42 in zona al Tuscolano, Simone ha spiegato di aver sentito il cameriere parlare con un agente e spiegargli che li avevano visti litigare, lei andare in bagno, ma che non avevano capito quanto la situazione fosse grave. Che non avrebbero potuto immaginare quanto sarebbe accaduto poco dopo.
Il 2 ottobre 2023 ha avuto inizio la prima fase del processo.
Udienza fissata per il 2 ottobre, dove sarà sentita la mamma di Martina Scialdone
Kella Tribi.
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