Era oramai mattino tardi , mi aveva fatto vedere tutta la sua bella e grande tenuta verde,verde di alberi e campi,con imperatori romani di cemento allineati ai bordi fra i pioppi come numi del limite.in fondo tutte quelle brutte copie non stonavano nella ridondanza di verde e giallo,giallo paglierino sparso , immenso tappeto che fuggiva,fuggiva e si allungava infinito davanti, davanti agli occhi.No, non stonavano,il tempo aveva cosparso quelle auguste teste di una muffa scura che li faceva più vive,vive e vigili.Carletto venedomi dietro disse”:ed ora voglio dire,dire una confidenza,in confidenza,sempre se sei disposto ad ascoltarla -ed aperse la bocca mostrando il suo cavo buio quasi volesse tirare fuori da quel dentro , da quella carnosa profondità una preghiera,una supplica,un segreto,un segreto difficile soprtutto da pronunciare,una confidenza incomunicabile.Fu allora,proprio in quel momento che mi voltai girando le spalle alla sua bocca,quella bocca di cui avevo intravisto perfino la gola scura, desistetti e mi rigirai,mi girai di nuovo, fissandolo,sorprendendolo ora ,improvvisamente con due dita che gli cucivano la bocca,ora le cucivano le labbra, tenendole ben strette,strette, sotto due occhi,i suoi azzurri occhi, sbarrati.E quando,solo quando girai di nuovo a lui le spalle disse:”in Francia lo sanno,in Francia sanno tutto,tutto,tutto di quello che è successo a Parigi,a Parigi, ma i francesi sono furbi,furbi- e si tacque.Non risposi,non risposi nulla,continuai invece a camminare senza più girarmi,forse aveva ragione lui,forse no,forse,ma la cosa oramai non aveva alcuna importanza,proprio nessuna,nessunissima importanza.
Ognuno ha il suo segreto.
Written By: bruno
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Apr•
18•19
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