Una giorno a Roma.

Written By: bruno - Set• 23•16

Cosa era quello che emetteva?Dove era finito quel suo candido grido di gioia e di liberazione?Cambiata,era cambiata,era cambiata anche la sua voce che ora, a fatica saliva alle labbra attraverso la secca gola per affiorare quasi non fosse più la sua.La sua bella voce,quel suo timbro pieno di fascino che incantava l’ascoltatore e lo faceva servo amoroso.No, non c’era nemmeno lui,lui,più nemmeno il suo lui,quello con cui aveva condiviso il letto per tanti anni.mentre la sua voce,quella voce ,in quel bel pomeriggio di sole romano era una specie di gracchiare che a fatica strisciava,si sdruciva sfilacciata come foglia secca ,strisciava vuota,dentro, attorno al palato e finalmente,finalmente usciva,a fatica usciva vetro che stride ,ed era come non appartenesse più a nessuno a nessuno, irriconoscibile, anche a lei stessa.Sola,era sola,smarrita,incredula ,definitivamente sola, il corpo,il suo corpo si era piegato e l’ aveva abbandonata delle armoniose forme,abbandonato attorno a magre esili ossa che ,come pallidi rami nell’acqua la sostenevano appena.Fragilità,un impeto di fragilità la percosse scuotendola.Palpò le sue magre gambe senza muscoli sorpresa di come si erano fatte magre quelle sue gambe,di come si erano fatte magre,magre e, malferme.Non la reggevano,non la reggevano più come un tempo, un tempo quando portavano fiere il loro,il suo busto eretto, che ora incavato piegava sotto il peso della piccola testa, senza più occhi .In un attimo,in quell’attimo comprese,capì rabbrividì capì, con una smorfia che la vita,la sua vita era passata,passata,finita,finita per sempre.

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