Picchiare le donne.

Written By: bruno - Nov• 25•17

Una casa, a tre piani,un gabinetto per tre famiglie di cui una numerosa,nella cantina avevano trovato anche un mosaico romano a tessere bianche e nere,l’avevano trovato nel secolo precedente e chissà che fine aveva fatto,nessuno ne aveva più parlato,molti non sapevano nemmeno che fosse mai esistito quel mosaico.Gigin quella notte era stato male,molto male, era da tempo che stava male,molto male, per via del cuore ma ,la guerra, appena finita,la povertà di tutti e di tutto nell’indifferenza lasciavano al loro destino gli ammalati come Gigin.La notte,come altre notti era dunque stato male,di nuovo male,ed era da tempo,da tanto tempo che stava sempre così male,molto male,ma,quella mattina, appena alzato dal letto,si stese sopra un divanetto in cucina,la cucina (l’unica stanza senza letti) e disse:”sto meglio,questa mattina sto meglio,molto molto meglio alla moglie” ma poi,poi morì,morì, così in un sospiro ,improvvisamente.C’erano cinquantadue scalini in quella casa ,cinquantadue scalini stretti per salire al terzo piano,quando scesero,portando a braccia la bara lungo le scale,dovettero metterla diritta,in piedi,verticale ,mentre la testa del morto batteva sul coperchio ad ogni pianerottolo ,batteva,rimbombava e ribatteva, questo per quattro pianerottoli esatti e quattro soste quattro,sottolineate con quattro lugubri colpi di Gigin che scendeva per l’ultima volta le scale di casa sua.Al primo piano vennero ad abitare nuovi inquilini,lui alto,non so che lavoro facesse,viveva in una stanza con la vecchia madre,una donna minuta,piccola,piccola , gli arrivava alla spalla o forse,forse meno.Molto più tardi nel ricordare quel figlio con quella piccola madre, mi venne alla memoria Gunter Grass,Gunter Grass che scrisse in una sua poesia di non guardare più l’olorologio,perchè una madre ,una madre, sempre alla stessa ora,sempre alla stessa, precisa ora,essendo sua inquilina del piano di sotto a quell’ora picchiava il figlio.Picchiava il figlio,lo picchiava,puntuale più di un qualsiasi orologio per cui lui, sapeva sempre che ora era e si accendeva una sigaretta.Così fu anche per quell’uomo,quello allampanato del primo piano che abitava con la madre che gli arrivava forse al gomito,al primo piano della casa di cinquantadue scalini,al primo piano dove la sera ,in ogni sera,quando rientrava,lui picchiava la madre,sua madre,la picchiava,tutte le sere, puntuale, come un orologio.

You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.

Lascia un commento