Gia’ da diversi giorni la vedeva, in Viale Trastevere,aveva una qualche eta’,come anni che gli erano colati addosso,coprendola di una patina di porporina d’alluminio.Il volto affilato, vestito grigio, con l’azzurro del maglioncino che gli stringeva il piccolo collo, tutto era minuto in quel volto e, quella figura, sapeva solo di bellezza andata di un tempo, mentre gli passava accanto.Le scarpe nere, dal grosso tacco, erano di un modello sorpassato ,che ricordava stranamente,quelle che aveva visto ammucchiate nel campo di Auschwitz.Sotto gli alberi,al sole romano, che ha quella perenne luce primaverile nei raggi,e nel fresco senza nubi,l’incrociava.Lei, leggera,leggera,camminava, stretta fra due spalluccie indifese,incontro rapido,che non mancava di suscitare la sua attenzione,lei guardava.Anche lui, guardava con attenzione, per quello spirito che emanava,ma subito tornava alla sua lunga passeggiata ,verso Testaccio.Cosi’ ogni mattina,cosi’ per molte mattine,e cosi’ appariva sempre nello stesso punto,cosi’,esattamente come il giorno prima,esattamente cosi’,con la stessa aria,gli stessi abiti,le stesse scarpe, quelle che aveva visto,ammucchiate ad Auschwitz.I capelli ancora neri,raccolti sulla nuca, gli facevano il volto piccolo,minuto,solo gli occhi, morbidi, come fresche mandorle,davano un senso alla vita di quella donna,e lui,non aveva mai guardato le sue dita delle mani,forse era sposata,forse chissa’,forse quante altre cose,forse,forse.Passava, e , riprendeva la strada, perdendosi fra il verde delle fronde e l’immondizia che la sera prima si era sparsa per il viale, come un tappeto sconcio , gaudente.Sotto un albero un’auto, con un morto di fresco,uno di quelli ,che a Roma,vivono in auto parcheggiate lungo il viale,la portiera aperta,una signora telefonava, emozionata.Dentro, riverso e immobile, un giovane ben vestito, di una bellezza straordinaria, giaceva riverso sul sedile.Fu solo nel superare l’auto che, girandosi,vide, che al giovane mancava meta’ faccia, che mostrava gia’ il teschio,mangiato dai topi. Viale Trastevere, è normale, niente di straordinario, ci si puo’ aspettare tutto,anche la morte ,questa morte che subito corre via, indifferente,giorno dopo giorno.Per qualche tempo cambio’ intinerario ,ma, un mattino ,eccolo di nuovo sul solito viale e ,nel solito punto, alla solita ora apparve la solita signora con le scarpe di Auschwiz.Questa volta,la signora, gli si fece incontro,con passo sicuro,svelto,eccompagnata da uno strano allegro battere di tacchi ,ando’ diritta,sicura,decisa, verso lui,gli pianto’ gli occhi negli occhi e disse:mi riconosce?Roma, in data odierna.
Le scarpe di Auschwitz.
Written By: bruno
-
Ago•
31•14
You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.