Certo che è antico lo stagno di Roma,oh,che placido immobile stagno!Gracidan ranocchie e ranocchi,la serpe fissa sulla riva,un volar di mosche e zanzare,vespe e calabroni nello stagno di Roma.L’acqua d’un verde oro ristagna assorta,come succede nelle morte acque senza più’ vita.Il nuovo,di zampillante polla non trova sfogo,non trova , aperta al suo puro e fresco zampillo via.Tutti indaffarati gracidan di questi giorni,anche il rospo ,fa il suo cupo e profondo verso,nella profondità’ dello stagno morto,verde oro.Oggi eleggono il loro Presidente ,lo scelgono,si contano e ricontano,ma poi, son sempre due o tre ,due,son troppi tre,una folla.In fondo ,allo stagno non serve molto,quello che fu ieri rospo, sarà’ verde raganella ,domani,anche il serpente potrà’ regnare , come figlio , dello stagno.Vola l’airone alto,alto ,con la rondinella senza primavere sopra lo stagno mentre,nello stagno, non passano le stagioni o gli anni, tutti vi imputridisce e muore,tutto vi ritorna,tho! Chi si rivede ,anche Giorgio Napolitano, ieri , principe del luogo, oggi, carico d’anni e d’onori,vi ritorna, a vita,
Lo stagno.
Written By: bruno
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Gen•
30•15
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