Un quesito post-profetico.

Written By: bruno - Lug• 30•14

C’è sempre questo Joseph Priestley che mi gira nella testa,quello della “pronta” Bibbia, quando scrive che, l’anima che pecca:essa stessa morira’ (Ezechiele 18:4).Mentre la tradizione afferma che l’anima è immortale,e, questo Giuseppe, la va cercare di lana caprina con il suo Ezechiele,ho sempre pensato che l’anima fosse immortale anche ai tempi di Platone,che non era un santo.Questa storia dell’anima che pecca- muore, mi lascia interdetto.Insomma magari si ammacca,si svilisce,si dimentica del sè,non adempie alla sua funzione immortale,nei casi piu’ gravi va all’inferno.Dal  possessore che pecca,non viene percepita, capita,vissuta,ma viene negata,che è come negare il sole.Credo che ,uccidere un anima, sia l’impresa piu’ complicata del mondo universo,ed impossibile anche per opera del piu’ fiero peccato, perchè, quella,l’anima vi dico,ti passa per il piu’ piccolo pertugio,s’infila nelle orecchie e nelle pupille,fra i peli del naso,penetra i pori della pelle,riempie i polmoni,solletica le piante dei piedi,se occorre, si infila anche nel taschino della tua giacca.Avvilita rinasce,morta resuscita,intristita si fa allegra,scacciata ritorna,c’era prima di Adamo, e chi l’ammazza piu’.Solo Joseph Priestley (1733-1794) lo afferma,solo Priestley,e quel il suo Ezechiele 18:4 ,ci vorrebbe una discussione a parte con questo Ezechiele, piu’ particolareggiata,sopratutto post- profetica.

You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.

Lascia un commento