A moi les plaisirs.

Written By: bruno - Dic• 29•13

A moi les plaisirs,gli veniva in mente questa frase di Faust:voglio il piacere,aveva appena visto in un negozio di erboristeria, la pubblicita’ per l’allungamento del pene.Aveva aperto quelle paginette, sfogliando con attenzione le fotografie di molti “penis” ,come era scritto sulla copertina,la vista di tutti quei genitali gli aveva ricordato gli uomini,tutti in fondo portavano quell’attributo.Ora  passeggiando si soffermava sui visi distratti dei passanti pensando pero’ solo al loro  pene,in fondo uno lo si guarda negli occhi e non si pensa mai  alla forma del  suo  pene.Associava le diverse forme che aveva visto fotografate poco prima,le associava alla gente,ad oguno il suo ,enumerandole,perdendosi nella fantasiosa diversita’ della natura.In fondo era un organo come un altro,questo pero’ serviva per pisciare e qualche volta a dare la vita.Le donne avevano la vagina,ora il mondo era sistemato,il suo ordine dico.Continuando nella sua passeggiata e, guardando in faccia i passanti pensava pero’ solo al loro sesso.Tutti veniamo da una vagina e da un pene,ed anche in quell’istante in cui lui camminava, c’era un gran fermento nel mondo,uno scambio di dare e avere, tutti volevano quel “piacere”.Gli venne in mente Epicuro,ma quello non parlava di quel piacere, a scuola gli avevano detto un sacco di stupidaggini su Epicuro,penso’ che era una cosa stupida pensare al filosofo,pero’, quel mondo che gli camminava davanti e alle spalle e lui stesso, era pieno di desideri piacevoli.Pochi ammettevano il solo piacere,e poi anche lui si era fatto la convinzione che, quello,quello, era unico come piacere ,unico, di pronta soddisfazione ed uso.Ma, tutte queste considerazioni si infrangevano,naufragando fragili come fragili barchette,tuttavia continuava ostinatamente a perdersi negli organi sessuali dei passanti e del mondo ,questo lo faceva sentire vivo,di un vivo che  subito pero’ rimpiccioliva,spariva.Vi erano piaceri diversi,pensava,che lui,anche lui conosceva,vi era una quiete piacevole non perturbata,quasi felice,meno provvisoria,vi erano  soddisfazioni,promesse nella vita che, l’allungamento “penis” non raggiungeva mai.Forse ,tutti quei portatori di organi che passavano  non percepivano una vita diversa  e indipendente dal loro sesso e poi, nemmeno lui si era svincolato del tutto da quel piacere,da quel suo piccolo piacere.Nel grigio  mattutino di Dicembre,durante la sua strana passeggiata quotidiana ,immerso come era in tutti quei nervi, sangue e muscoli inguinali dell’umanita’,all’angolo della strada vide e senti’ un gruppetto di suonatori ambulanti che, invece di intonare le solite arie,valzer,o malinconiche canzonette,si misero improvvisamente a suonare un pezzo del Faust di Gounod,era il valzer di Mefistofele,  lo suonavano in modo inusuale,perfetto:il diavolo ci mette  la musica,noi i pensieri.A moi les plaisirs.

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