8 Marzo.

Written By: bruno - Mar• 08•17

Da piccoli si sa,da piccoli si è sensibili, più sensibili di quello che crescendo si perde e,una volta,una volta da piccolo appunto camminavo sotto le mura antiche della città,mura possenti di mattoni rossi carminio che qui e la avevano ancora qualche porta come una grossa breccia fra i mattoni,porticine senza uscio ,aperte sopra un buio pesto.Quel giorno,ed era primavera o quasi come ora ,quel giorno l’erba era verdissima, il sole luminoso mentre una donna urlava davanti una di queste porticine senza uscio,porticine di mattoni.Signora in carne,forse qurant’anni,la ricordo ancora, mora urlava ,agitatissima,urlava entrando e uscendo dal pertugio come un animale che non sa se difendersi o difendere la sua tana.Sbracciandosi con le braccia nude,abbassava la testa inveiva,reclamava si opponeva,si opponeva a due guardie,due guardie vestite di nero che l’erano venuta a prendere, per strapparla dalla sua tana.Forse pazza,forse semplicemente sfrattata, senza casa,comunque,comunque qualsiasi cosa fosse quella signora voleva restare nel suo tugurio e,il mio cuore di bambino le avrebbe concesso senza indugio di restare in quella stanza anche se buia,anche senza porta ma,ma due nere guardie con tanto di berretto su cui brillava uno stemma d’acciaio lucido la portarono via, trascinandola , mentre disperata la donna piangeva e puntava i piedi, lasciandosi cadere sull’erba verde smeraldo,sull’erba verde di Marzo,ed era l’otto,l’otto di Marzo.

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